23-29 aprile 2018_Milano
1. Pueblo di Ascanio Celestini al Teatro Franco Parenti
“Non importa quello che stai guardando, ma ciò che riesci a vedere”, diceva Thoreau. E il grande merito di Ascanio Celestini sta proprio nel farci vedere ciò che guardiamo distrattamente ogni giorno. Lo conferma anche con Pueblo, secondo capitolo dopo Laika, di una trilogia dedicata alla gente: dalla sua finestra Celestini ci racconta chi sta sulla strada, chi vive ai margini, chi ha buttato il poco che aveva nel gioco. Senza mai sentirsi giudicati per la propria quotidiana distrazione, ci si lascia accompagnare nel territorio liminare delle periferie urbane. Celestini non costringe mai alla superiorità di uno sguardo sociologico: preferisce invitare il pubblico a un’osservazione empatica tra esseri umani.
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2. Esemplari femminili di Fattoria Vittadini al Teatro Libero
Due donne, anzi tre. Francesca Penzo e Tamar Grosz sviluppano il tema della femminilità usando la metafora del linguaggio documentaristico. A loro si aggiunge Rita Mazza, artista segnante che con Fattoria Vittadini a curato la recentissima edizione del Festival del Silenzio e che qui apre lo spettacolo anche al pubblico non udente. Una voce narrante accompagna la performance che interpreta tutti gli aspetti di una femminilità ancestrale stretta nella frenesia contemporanea. L’ampia gamma di toni, dalla leggerezza dell’ironia all’intensità emozionale e corporea, traccia un angolo giro sul vissuto femminile, la cui completezza è simbolicamente presente in scena con l’accumulo di forme sferiche. Forme che sembrano richiamare anche i “577 ovules in the right place” del sottotitolo.
#teatrodanza #femminile #performance
3. Nuove storie al Teatro Elfo Puccini
Nuove storie, la rassegna che da anni mette in scena il teatro off delle più interessanti giovani compagnie indipendenti, quest’anno romperà uno dei nostri tabù più radicati indagando il micro-sistema familiare. Un percorso di sette spettacoli, sotto la guida Francesco Frongia, ci racconterà altrettanti squarci domestici, a partire dall’assioma che “ogni famiglia è una storia a sé”. Ad aprire il festival sarà Malagrazia del collettivo milanese Phoebe Zeitgeist per la regia di Giuseppe Isgrò, che con il racconto di due fratelli orfani inizia a narrare la famiglia proprio nella negazione della stessa. Quasi a suggerire metaforicamente che quel vuoto sia la condizione necessaria per la costruzione della nostra personale identità. Ma non perdetevi nemmeno gli altri appuntamenti di questo minifestival con il ritorno di Kronoteatro, The baby walk, compagnia Evoè e tutti gli altri!
#rassegna #giovanicompagnie #nuovadrammaturgia
Michaela Molinari