Complici i cocktail, l’aria condizionata e la fretta di assicurarsi un posto tra le panche, il pubblico di (Cit.) Ciacci’s Infinite Talk si stringe attorno al palco del Madama Hostel, a pochi passi da Fondazione Prada. Un iconico murale colora l’edificio che ospita il locale: home is where you can hold me forte, recitano le scritte attorno al graffito di un cuore coperto di cuciture. Che poi, altro non è che un inatteso contraltare rispetto all’esplosivo esordio dello spettacolo di Alessandro Ciacci, autore e interprete unico: questi puntualizza fin da subito di essere “scomunicato” dal registro dei cittadini della sua casa, Rimini, colpevole di essere troppo simile a Woody Allen per la sua città.
Prende da qui le mosse la travolgente fiumana di temi, riferimenti e conversazioni aperte col pubblico, che caratterizzano il comico romagnolo: in questo gioco di associazioni libere, mille parentesi fanno da protagoniste, come se il discorso fosse una citazione (cit.) lunga tutto uno spettacolo, dove si fondono gli immaginari più disparati. Un Satana dantesco in ufficio, i manzoniani Lucia e Renzo a fare scambismo con i protagonisti di Cinquanta sfumature di grigio, fino ad arrivare a Don Chisciotte e Tinder. Un impasto sempre più imprevedibile, che, nel trattare figure conosciute da tutti, chiama continuamente in causa un pubblico accaldato e divertito.

Ciacci è protagonista indiscusso, al centro di questo caleidoscopio letterario dove affronta le sue disavventure romantiche per farne una fucina di autoironia. E non solo: il dialogo con le coppie in sala è acceso, e Ciacci non perde occasione per soffermarsi su quegli aspetti più scomodi e problematici della loro vita sentimentale. Il pubblico risponde a tono tra risate e sarcasmo, reagisce alle situazioni più disagevoli, tratte dall’intimità del comico. 

Si parla di genitori, di modi maldestri ed esilaranti di spiegare ai figli un lutto, di fratelli maggiori/migliori, di ritorni ed espatri: un’autobiografia da stand-up, che si perde e si riprende spontaneamente e senza stalli. Ogni sera, del resto, il “talk” di Ciacci cambia, e i più affezionati lo sanno: non mancano in platea alcuni che hanno scelto di assistere a una seconda replica, curiosi di scoprire quali nuove poesie, nuovi motti e, perché no, trivialità sarebbero stati stravolti. Il piccolo palco ingigantisce i movimenti del comico catturando la sua squillante goffaggine da “unico riminese non palestrato”, così da far risultare ancor più evidente la compartecipazione con un pubblico affiatato. Quella che si instaura, e dura fino alla fine, è un’atmosfera casereccia: pur senza esagerare, ci si rende vulnerabili per offrire un quadro vitale di imperfezioni, suscitando così una sentita partecipazione. Come una sera d’estate tra adolescenti.

Leonardo Ravioli


in copertina: foto di Davide Aiello

(CIT.) CIACCI’S INFINITE TALK
di e con Alessandro Ciacci

Contenuto scritto nell’ambito dell’osservatorio critico di FringeMI 2023