di Eduardo De Filippo

regia di Michele Sinisi

visto al TieffeTeatro Menotti di Milano _ 8-18 marzo 2012

«So che alcuni non gradiscono che si parli dopo lo spettacolo. Ma è una cosa importante che vi voglio dire. Se vi siamo piaciuti, spargete la voce, dite alla gente di venirci a vedere. Ne abbiamo veramente bisogno». Michele Sinisi, fondatore della compagnia pugliese Teatro Minimo e regista di questa L’arte della commedia, primo Eduardo della stagione a Milano, chiude così la replica di domenica pomeriggio 11 marzo.

Cinquanta persone in sala, al Tieffe di via Ciro Menotti. Si sono divertite, hanno appaludito, sono soddisfatte. La sfida lanciata dal Teatro Minimo, riconosciuta e vivace realtà teatrale pugliese, con sede ad Andria, non era facile da vincere. Il testo è impervio, sicuramente uno dei meno riusciti di Eduardo, intriso di pirandellismi, soprattutto nei dialoghi, che poi diventano quasi monologhi, del personaggio del capocomico interpretato dallo stesso Sinisi, ruolo che fu del Maestro. Le difficoltà sono più nella prima parte del testo, zeppa dei ragionamenti del Campese, che ha perso tutto in un incendio ed è venuto a chiedere aiuto al prefetto De Caro, appena insidiatosi, facendogli alla fine perdere la pazienza. Ma la recitazione pacata, mai sopra le righe, decorosa e impegnata di Sinisi, che si alterna alla boria del prefetto, benissimo interpretato, sono efficaci. Il testo arriva allo spettatore e lo schiaffeggia, come se le riflessioni sul mestiere dell’attore e sul ruolo che ricopre il teatro nella società, seppur scritte quasi cinquant’anni fa, descrivano una situazione che è sotto gli occhi di tutti e che non può non far soffrire chi il teatro lo ama, chi lo fa e chi lo scrive. Gigante Eduardo che ci terrà compagnia con le sue riflessioni e la sua visione del mondo ancora per un po’, brava la compagnia per la coraggiosa scelta del testo.

Quanto alla seconda parte, è tutta una discesa esilarante nella comicità implacabile e grottesca cui è abituato il frequentatore eduardiano. Entusiasmanti gli attori, cesellati i tempi comici, l’escalation è riuscita. E nell’ironia della vita, c’è pure una lezione da imparare. La sfilata di personaggi che si presentano davanti al prefetto senza mai rivelare se sono persone in carne e ossa o guitti del Campese, arrivano uno dopo l’altro per mostrarci una verità: realtà e finzione sono una cosa sola. Del resto questa rimane una commedia-proclama di una certa visione del mondo eduardiana: il teatro è la vita, la vita è il teatro. Diceva De Filippo: “Il teatro è indispensabile all’uomo, che per far diventare reale la propria vita, deve fingerla sul palconscenico”.

E allora è anche per questo motivo che la riflessione e l’invito di Sinisi, a fine spettacolo, stringono il cuore e costringono a una riflessione per nulla superflua. Oggi una temeraria compagnia pugliese decide di risalire l’Italia con uno spettacolo autoprodotto che conta nove attori e una scarna scenografia. Se con l’incasso della prima domenica di permanenza in quella che è considerata la capitale dello spettacolo in Italia, non si paga nemmeno  l’albergo, allora vuol dire che è tutto da rifare. Forza ragazzi, voi andate avanti. Per chi si fosse incuriosito, L’arte della commedia va in scena dal primo aprile al teatro Astra di Torino.

Francesca Gambarini