«All is holy». Respiri esausti. Una voce robotica irrompe in scena. L’audio metallico impasta le parole. «All is holy». La scena è asettica, spoglia. Immerso nel buio quasi totale il corpo del danzatore viene esposto a un raggio luminoso che lo colpisce e lo espone allo sguardo del pubblico senza alcuna pietà. «All is holy». Tutto è sacro e nulla lo è.
Per Vetrina Italia Domani, la serata che il festival dedica agli emergenti, due giovani artisti italiani mettono in discussione, attraverso i loro lavori, il ruolo della performance nella società contemporanea.
Vittorio Pagani, autore di A solo in the spotlights, porta il pubblico a immergersi nel vivo della lotta individuale sperimentata da ciascun danzatore, scisso tra angosce interiori e richieste esterne. In A solo in the spotlights Pagani mostra sul palco la condizione di precarietà a cui è quotidianamente sottoposto ogni artista. Apparentemente solo, rincorre continui tentativi di compiacere il mondo esterno, accontentando, con fatica sempre crescente, scomode richieste. Mentre lo spettatore in sala si sente un po’ come il Grande Fratello di Orwell: ridacchia comodamente seduto sulla propria poltrona, osservando una marionetta piegata totalmente alla volontà di un sistema che impone rapidità, immediatezza e un alto tasso di performatività. La coreografia ideata dal giovane autore e performer dà voce alle numerose contraddizioni della società contemporanea, alla perenne corsa al compiacimento in cui anche il pubblico non può che riconoscersi. Vittorio Pagani entra in continuo dialogo con lo spettatore che, ripetutamente chiamato in causa, sente la poltrona farsi progressivamente più scomoda: i sorrisi amari del danzatore, le sue parole e i suoi gesti destabilizzano la platea. Ci si ritrova improvvisamente coinvolti in un atto di vendita di un prodotto artistico (il corpo del performer) all’interno di un sistema produttivo volto all’assenso e alla smania di performatività. L’artista sembra, a tratti, mettersi in ridicolo, vendendo al miglior offerente qualsiasi parte di sé: tutto può diventare performance, tutto può essere vendibile. Eppure, è lo spettatore, alla fine, a sentirsi profondamente mediocre: «È sempre un affare fare piacere con voi», ci dice Pagani in chiusura.
A solo in the spotlight si inserisce all’interno di una riflessione ampia e attualissima affrontata anche da Francesca Santamaria il secondo solo presentato, GOOD VIBES ONLY (Beta test), progetto coreografico volto a sperimentare, attraverso dinamiche sociali reali, i confini di un corpo iper performante. In questo lavoro, appare da subito evidente l’attivazione dello spettatore: ognuno è chiamato non alla semplice osservazione, ma alla totale immersione. La linea che separa danzatrice e pubblico si è assottigliata, fino a evaporare quasi del tutto. Lo spazio scenico ideato dall’autrice e performer risulta asettico e decontestualizzato, suggerito anche dalla quasi totale assenza di elementi scenici (fatta eccezione per un nastro bianco che, nella seconda parte, ridisegna la scena) e dalla scelta di un disegno luci neutro e invariato. La figura di Francesca Santamaria ricorda quella di una robotica IA che non lascia trasparire alcuna forma di dissenso rispetto ai gusti e alle richieste del consumatore esigente, portando agli estremi il proprio fisico per soddisfare ciò che le viene chiesto, per passare rapidamente da un video a un altro, avvicinando tra loro in sequenze piccole coreografie ideate sui canali social nei quali sono diffuse.
Lo spettatore vive l’esperienza a lui familiare dello scrolling, solo traslata in larga scala e dal vivo sul palcoscenico. Anche in questo caso, l’osservatore non può trincerarsi nel suo essere ingenuo e inconsapevole, ma incarna il consumatore posto davanti alla bulimia di flussi continui di contenuti. L’artista, d’altro canto, è la merce d’acquisto che roboticamente incarna in sé tutti i trend social possibili per poter raggiungere qualsiasi tipo di target. Lo sguardo della danzatrice è sempre più assente con il procedere del lavoro, il suo corpo è straziato e automatizzato, ma sembra non importare alla voce che sceglie le coreografie che continuamente devono essere riprodotte in scena. Il sistema non aspetta i corpi esausti: sono solo numeri, dati astratti e non incarnati alla ricerca del consenso. La performance diventa, così, un prodotto, vittima della sua infinita possibile replicabilità e riproducibilità. Come ci esprimono chieramente Maura Gancitano e Andrea Colamedici nel loro volume La società della performance, testo citato anche dalla stessa danzatrice in apertua allo spettacolo: «La corsa continua all’accumulo di performance è una sostanza stupefacente che dà dipendenza, tolleranza e assuefazione, ma non ti fa percepire la pienezza della vita, la meraviglia, il senso». In questo meccanismo di dipendenza, l’essere umano si trova in un perenne stato di insoddisfazione in cui la dimensione economica e produttiva prende il posto di quella artistica e spirituale.
«All is holy». Tutto è sacro e nulla lo è.
Giulia Tartamella
in copertina: foto di @Dario Bonazza
A SOLO IN THE SPOTLIGHTS
coreografia, testi, interprete Vittorio Pagani
aiuto alla drammaturgia Hannes Langolf, Martin Hargreaves
produzione The Place London
co-produzione LARVÆ
produzione esecutiva Equilibrio Dinamico Company
disegno luci Mark Webber
costumi Bruna Scazzosi
musiche di Adolphe Adam, Tomat, kwajbasket, Patti Smith e Allen Ginsberg e Queen
spettacolo selezionato per Aerowaves 2024
selezione Vetrina della giovane danza d’autore extra- Network Anticorpi XL
GOOD VIBES ONLY (beta test)
di e con Francesca Santamaria
sound design Ramingo
software engineering Nazario Santamaria, Lorenzo Augelli
testi Francesca Santamaria, Pietro Angelini
voce Michela De Rossi
movement coaching Beatrice Pozzi
sguardo esterno Daniele Ninarello
collaborazione progettuale Rossella Piazzese
costume Elena Luca
produzione esecutiva CodedUomo
coproduzione FDE Festival Danza Estate, MILANoLTRE Festival, Festival Più che Danza
con il supporto di Porto Simpatica
sviluppato all’interno di Incubatore per futur_ coreograf_ CIMD
selezione Incubatore per futur_ coreograf_ CIMD 2024
Questo contenuto è esito dell’osservatorio critico dedicato a MILANoLTREview 2024