Appunti biografici di Marguerite Duras
di Roberto Festa e Maria Pilar Pérez Aspa
regia di Maria Pilar Pérez Aspa
visto al Teatro della Cooperativa_12-18 gennaio 2015
“Cosa vuole dire «chi sei tu?»… Chi siete voi? Chi sei tu che mi guardi?”
Nella sala del teatro della Cooperativa il pubblico viene accolto da una domanda schietta a cui non è facile rispondere. È la voce di Maria Pilar Pérez Aspa a interrogarci ma è, allo stesso tempo, quella di Marguerite Duras, che sembra riacquistare corpo e parola attraverso la mediazione dell’attrice.
L’Età proibita nasce infatti dall’incontro a distanza tra le due donne e da questa corrispondenza prende vita un monologo difficile, rischioso, ma di straordinaria grazia e intensità.
Non è semplice, del resto, costruire una biografia per appunti, seguendo il filo delle riflessioni e delle sensazioni di una donna che scrive, beve, riflette e ama; eppure la drammaturgia firmata congiuntamente da Roberto Festa e da Maria Pilar Pérez Aspa riesce nell’impresa, restituendo all’autrice del Dolore (1985) e della Vita materiale (1987) la sua voce franca e il suo sguardo acuto sulla realtà che la circonda, dai rapporti fra i sessi alla condizione femminile, dalla poesia del mare all’abisso dell’alcolismo.
Per il suo viaggio nell’immaginario della Duras l’attrice è accompagnata da un solo elemento scenografico – un divano capace di interessanti metamorfosi – e dalla parola potente della scrittrice. Lo spettatore viene accompagnato sulla spiaggia dove Marguerite arriva sempre tardi, quando gli altri se ne sono andati, e guarda il mare per scriverne come nessuno ne ha mai scritto; nella casa antica in cui nove generazioni di donne hanno preceduto Marguerite e la osservano mentre cucina per gli assenti; nei bar dello scandalo, dove Marguerite beve, superando tutti.
E infine nelle pieghe più intime dell’animo di Marguerite, dove incontriamo il suo amore: Yann Andréa, 27 anni, omosessuale. Uno studente tenace, che ogni giorno, per cinque anni, scrive a Marguerite Duras, donna sola, alcolizzata, di 65 anni, senza mai avere risposta. Ma quando è lei a scrivergli allora l’incontro avviene, i due corpi scoprono di essere fatti l’uno per l’altro e l’amore viene vissuto con piena libertà, “senza difenderci per soffrire di meno”. “Si vorrebbe avere la grazia di un bambino che piange e quella del mare quando il bambino lo guarda”, scrive Marguerite Duras. Quella stessa grazia Maria Pilar Pérez Aspa riesce a infonderla in ogni gesto, in ogni parola: per tutta la durata del monologo L’età proibita il pubblico resta con lei – e con Marguerite – e si sorprende a desiderare che quella donna straordinaria continui a raccontarsi, a condividere i suoi pensieri liberi, profondi e taglienti.
Ma Maria Pilar/Marguerite si accoccola nell’incavo della barca – il divano liberatosi ora da ogni stoffa – e si lascia scivolare via. Da tutto.
Alice Patrioli