In un limbo, seduta su una panchina, la Morte aspetta: accanto a lei un piccolo cactus oggetto delle sue amorevoli cure; nelle mani un sigaro, che tenta disperatamente di fumare… dall’orbita oculare. Alle sue spalle un lampione si illumina annunciando l’arrivo di un nuovo ospite e indicandone con la sua luce la scintilla vitale. Una ridicola danza macabra composta da diversi tipi umani va incontro alla Morte: il pluri-suicida fallimentare, un giovane discotecaro vittima di un’incidente stradale riportato nell’aldiqua da un defibrillatore, due coppie, una di anziani e l’altra di giovani innamorati – gli unici a separarsi davvero nel momento del trapasso.
È una Morte gentile quella dei Gordi, che non fa soffrire, ma accoglie tra le sue braccia chi è destinato a lei svelandone il “vero Io” e liberandone il volto dalla maschera di sofferenze che ognuno si costruisce nel corso della vita. I quattro attori in scena, muti per tutto il tempo della rappresentazione, vestono grottesche maschere di cartapesta che, nascondendone il volto, mettono in risalto una gestualità profondamente espressiva capace di brillanti guizzi comici. Ed è proprio l’ironia la chiave espressiva attraverso cui il Teatro dei Gordi decide di affrontare un tema complesso, altrimenti facile a patetismi e stereotipi. La compagnia, nata nel 2010 tra le mura dell’Accademia Paolo Grassi, si contraddistingue fin dagli esordi per la scelta di un linguaggio diretto, accessibile a un ampio pubblico, che non rinuncia tuttavia a trattare tematiche delicate, impiegando molteplici codici artistici. In Sulla Morte senza esagerare la scelta di un linguaggio non verbale risulta determinante per uno spettacolo che riesce ad andare oltre i luoghi comuni sul tema, e a divertire senza essere autoreferenziale: l’aldilà, scopriamo nel corso della pièce, non è poi così lontano dal nostro mondo. Un Angelo custode – nel senso letterale del termine –  sorveglia, in giubbino catarifrangente, l’operato della Morte e lo stato del limbo, certificando il corretto funzionamento sia degli effetti sonori sia di quelli luminosi, necessari per accompagnare ogni individuo nel modo più personale possibile in quel viaggio senza ritorno. La Morte, ci dicono i Gordi, è un lavoro come gli altri che, non solo viene quotidianamente supervisionato, ma che subisce, all’arrivo del raccomandato di turno, un pensionamento forzato. Al suo successore la Morte lascia tutto senza rimpianti, panchina, lampione, sigaro e poteri, con l’unico dispiacere di dover abbandonare il suo cactus, il solo essere vivente in grado di convivere con lei.

Chiara Marsilli e Camilla Fava

Sulla Morte senza esagerare
Teatro dei Gordi
visto il 20 luglio al Teatro alla Misericordia_Kilowatt Festival