di Sara Pesatori
Si mettono qui a confronto le versioni italiana e francese di Happy Days, allo scopo di evidenziare la complessità della tematica della traduzione dell’opera di Samuel Beckett. La lettura di entrambe le versioni del dramma, la prima realizzata da Carlo Fruttero, la seconda invece dall’autore stesso, permette infatti di individuare, all’origine dell’intraducibilità beckettiana, due cause tanto distinte quanto strettamente interconnesse. Da un lato, infatti, le difficoltà incontrate nel processo traduttivo sono dipendenti dal genere a cui si ascrive l’opera del Beckett drammaturgo, e sono dunque da ricondurre al più ampio problema della teoria della traduzione dei testi teatrali; dall’altro, la traduzione è resa impossibile dall’uso beckettiano del linguaggio, esito della sua radicale ed estrema ricerca poetica.