scritto e diretto da Mimmo Sorrentino
visto presso la Fondazione l’Aliante (fuorisalone del Teatro Ringhiera) _ 9-14 e 16-21 aprile 2013
Durante il Salone del Mobile, nel cuore della Zona Tortona di una Milano che per qualche giorno diventa il centro del mondo del design, quest’anno c’era anche il Fuorisalone dell’Atir. Non al teatro Ringhiera di via Boifava ma proprio lì, in quella strada piena di creativi di ogni nazionalità e di giovani a caccia di idee e aperitivi gratis. Dopo aver attraversato la corte dello stabile Tortona37, progettato da Matteo Thun, uno degli architetti milanesi più in voga degli ultimi anni, si raggiunge la sede della Fondazione L’aliante, nata nel 2000 e da allora impegnata nella cura, l’assistenza e la ricerca a sostengo di adolescenti in situazioni a rischio di emarginazione e delle loro famiglie. E un bicchiere di vino, prima dello spettacolo, non manca neanche qui.
Lo spazio vuoto del cuore è quello di un adolescente chiuso nella sua stanza da anni, che vive in mezzo ad avanzi di cibo, rifiuti, la padella per gli escrementi notturni e un pupazzo gigante che tiene tra le mani un cuore con scritto “Ti voglio bene”. Alla scrivania, il computer che gli permette mezz’ora di esercizio quotidiano via webcam: lui diventa “Requiem il monologo”, sullo schermo c’è “Africa”, che lo ascolta a patto di non parlare, non reagire, non fare domande. La chiusura in questa solitudine si chiama segregazione volontaria o hikikomori, un fenomeno che riguarda circa un milione di giovani giapponesi (uno su nove) e che si sta estendendo anche in occidente e in Italia. Proprio a causa di questa diffusione inaspettata e per lo più sconosciuta la Fondazione l’Aliante ha deciso di indagare il fenomeno e di commissionare uno spettacolo al drammaturgo e regista Mimmo Sorrentino, da sempre impegnato in un’attività teatrale che attraverso l’osservazione diretta di fenomeni sociali arriva a testi teatrali vividi e partecipati. Questa volta la ricerca di Sorrentino ha dovuto percorrere strade leggermente diverse dal solito: la voce degli hikikomori gli è infatti arrivata mediata, immaginata attraverso l’ascolto delle testimonianze dei genitori e dei loro racconti.
Lo spazio che accoglie la scena e il pubblico non può che essere una stanza con 15 sedie: si entra così, realmente, nella dimensione claustrofobica della segregazione. Il monologo di Paolo/Requiem è un intreccio di ricordi, pensieri, paure, bugie, messe insieme in una costruzione di una realtà parallela al reale, immaginaria e allo stesso tempo crudamente reale. Il rifugio del web diviene complice di una generazione che si rinchiude in se stessa in una deriva narcisista e in una forma di vendetta contro il proprio mondo familiare, arrivando poi a un distacco anche dalla rete. Mattia Colombo, giovane attore diplomato alla Paolo Grassi di Milano, interpreta la vanesia e insicura arroganza del protagonista con una punta di immaturità che rende il fenomeno del tutto credibile e punta senza paura agli occhi del pubblico. La ricercatezza di un testo apparentemente immediato ma molto colto e fortemente “comunicativo” dal punto di vista letterario, sembra contrastare con l’interiorità complessa del protagonista, un ragazzo di famiglia ricca che rifiuta ogni tipo di dialogo. Ma è forse proprio questa sapienza della parola che cattura lo spettatore e lo disorienta, coinvolgendolo nella difficoltà di distinguere la realtà dall’immaginazione, il virtuale dall’oppressione della propria mente. E il colpo di scena finale sancisce il ribaltamento e la sovrapposizione dei livelli, tra cui anche il pubblico non sa più come orientarsi.
Lo spazio vuoto del cuore, esito di quella profonda e mai superficiale osservazione che contraddistingue tutto il lavoro di Mimmo Sorrentino, ha il merito di portare sotto i riflettori un fenomeno invisibile della nostra società con una sensibilità attenta. Impossibile non domandarsi, usciti dal vuoto di questo spazio interiore, dentro a quante case si nascondano fenomeni di segregazione volontaria, senza che nessuno se ne accorga.
Francesca Serrazanetti