Lo spettacolo sta per iniziare. No, è già iniziato: luci accese, la platea è subito invasa da una massa colorata di danzatori senza identità. I volti sono coperti, eppure il pubblico sa di essere osservato attraverso il filtro del tessuto che avvolge le loro teste quasi fosse una maschera, il filtro di un’apparenza che omologa. Chi sono veramente questi dieci corpi che si fanno largo tra gli spettatori? E cosa rappresentiamo noi ora, mentre queste figure misteriose imitano i nostri gesti? Una di loro si muove tra gli altri in maniera diversa: raccoglie e accumula un capo per ogni danzatore, spogliandolo di una parte del proprio sé. “Non è forse questo l’egoismo?  – ci si trova a pensare –  Spoglio l’altro per vestire me stesso”. La schiena dell’accumulatrice s’incurva sotto il carico di quei vestiti altrui, frammenti di una società che non lascia trapelare personalità autentiche, profonde, eppure cerca comunque di impossessarsene. Il pubblico si guarda intorno, sussurra divertito e curioso, inizia a identificare i diversi ‘personaggi’, appigliandosi all’unico mezzo di riconoscimento che consente loro di distinguere un danzatore da un altro, una persona da un’altra: l’abito. Poi Il sipario si apre e la ricerca sull’identità si fa indagine di un “vero sé”, di un’individualità perduta. Lo spazio è un mosaico di relazioni e dialoghi tra corpi e colori, attraversato da una rassegna di situazioni che oscillano tra il surreale e il reale. Corpi che perdono la (propria) gravità emettono suoni e rumori:  voci “sputate” dal movimento creano la partitura sonora perfetta per altri corpi danzanti, in un immaginario onirico e sospeso. Un uomo vestito di rosso indica un punto con la propria mano: ma dove? Dov’è quell’altrove? Forse non importa, forse è solo il richiamo gestuale che riunisce i danzatori e il pubblico all’interno di un’unica storia universale. I performer ci conducono allora in un viaggio lontano: attraverso mondi raccontati da mani che conoscono bene la arti marziali, guidati da un respiro unico, capace di scandire i tempi di una danza corale, alimentata dal ritmo di una musica coinvolgente. La composizione coreografica gioca tra ordine e disordine, rigore e rottura, tecnica, fisicità e gestualità di corpi che disegnano lo spazio creando una struttura perfetta che non dimentica nessun angolo della scena. Adesso è una corsa, forse eterna, ad incantare il pubblico per gli ultimi istanti prima che i volti vengano rivelati e il sipario chiuso.

Chiara Di Guardo


Look Look
coreografia Dong-kyu Kim
interpreti Set-byeol Lim, Sung-hyun Kim, Hyuk Kang, Na-ra Yoon, Bo-ram Kim, Su-in Kim, Jeong-min Lee, Geon Jung, Ho-young Shin, Ji-ho Jang, Rog-yee Jung, Joo-hee Lee, Yoon-joo Han, Hong Lee, Ha-neul Jung
musica Hyong-min Kim
luci Jung-hwa Kim
costumi In-sook Choi

Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView