Nella sala Shakespeare dell’Elfo Puccini mancano pochi minuti all’inizio dello spettacolo; le luci sono ancora accese e si sente il solito brusio degli spettatori indaffarati a scovare la loro poltrona. Alcuni occhi attenti però colgono che qualcosa è già in atto sul palco, e infatti bastano pochi secondi e una musica avvolgente invita tutti a entrare in una nuova atmosfera. Un uomo vestito di nero, con espressione di commiato, raccoglie delle rose rosse, di cui il palco è completamente cosparso, mentre un altro, seminudo, accasciato su un tappeto rosso, si rigira su se stesso, come chi tenti invano di prendere sonno. Viene poi sollevato il sipario che nascondeva la metà posteriore del palco e la musica cambia! Letteralmente. Un chitarrista introduce una melodia dal sapore andaluso, accompagnando i quattro corpi dei performer sul palco in una danza che rievoca ambienti spagnoli e sudamericani. Sono riferimenti alla vita di Garcìa Lorca, poeta a cui Diego Tortelli ha voluto esplicitamente rendere omaggio in questo suo ultimo lavoro. Ora la danza si trasforma nell’imitazione di gesti convenzionali, a riferimento e critica degli anni in cui il poeta visse, quando la società spagnola, rigida e stereotipata, era dominata prima dalla guerra civile e poi dalla dittatura franchista. Ecco allora che vengono imitati grottescamente (ma efficacemente) il “segno della croce” o la “benedizione”, richiamo al cattolicesimo imperante ma anche al funerale del poeta, vero leitmotiv di tutta la performance e chiave di accesso alla sua sfera privata.
Ben ancorata al centro della coreografia di Tortelli rimane infatti l’intimità di Lorca, il suo sentire, le sue passioni, raccontate attraverso una gestualità astratta, da cui si percepisce però chiarissimo il tormento, l’angoscia, e il desiderio di amore che caratterizzarono la sua vita. “Soli si muore, senza un amore” , pronuncia una voce da un punto imprecisato del palco. Amore e morte, dunque, connubio antico ben presente nella poesia di Lorca, e che ora domina la scena di Tortelli sotto forma di tonalità: i colori rosso e nero risaltano infatti nei costumi degli interpreti e nelle luci di scena; ammorbidite soltanto, di quando in quando, da un filtro ocra, ancora una volta rimando al caldo ambiente spagnolo. Alla fine sul palco rimarrà un corpo nudo, sdraiato, che in mezzo ad altre figure immobili, si muove lentamente. È forse il corpo del poeta, mai ritrovato? È forse il suo spirito incapace di placarsi anche dopo il trapasso? La carica drammatica si trasmette dal palco alla platea e non basta il sipario a far cessare questo senso di tragedia. Lorca, almeno per qualche istante, siamo davvero tutti noi.

Laura Rodella


Lorca sono tutti
coreografia a e regia Diego Tortelli
drammaturgia musicale e musiche originali Francesco Sacco
regia video e fotografia Luca Condorelli
decorazione scene Dadamax By Dada
creazione di gioielli originali Tomokissima By Tomoko Ogawa
assistente alla coreografia Selene Manzoni
interpreti Corey Scott Gilbert, Giuseppe Morello, Cristian Cucco, Vanessa Loi, Anita Lorusso, Veronica Galdo
alla chitarra Francesco Sacco
coproduzione MILANoLTRE Festival, Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto, Sepama srl
con il sostegno di Next laboratorio delle idee 2017-2018 e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia in collaborazione con Fondazione Teatro A. Ponchielli di Cremona
residenza Galvanotecnica Bugatti

Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView