regia di Isabella Perego
drammaturgia e produzione di PuntoTeatroStudio
visto a Milano allo Spazio Tertulliano di Milano_11-15 gennaio 2017
“Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, / le cortesie, l’audaci imprese”… passando da un incipit all’altro, un ragazzo allampanato si tormenta fra i libri della sua stanza. All’improvviso, ecco un’idea: abbandonare il grigiume della vita quotidiana per immergersi nei nobili mondi della propria fantasia alla maniera del cavaliere della Mancia. L’esaltazione del protagonista contagia subito la scena, fra balli, canti e il ritmo di una musica martellante che sembra emergere dalle sua stessa fibrillazione interiore. Il momento appare come uno di quegli attimi di radiosa chiaroveggenza in cui sembra di cogliere la via della felicità, ma è anche l’istante di un’ispirazione artistica, l’intuizione all’origine della creazione – lo spettacolo – che seguirà.
La prima azione del prode Don Chisciotte appena autoproclamatosi cavaliere sarà, naturalmente, la scrittura di una dichiarazione d’amore alla dama amata; ma come chiamarla? Il nome scaturisce naturale dalla fantasia del protagonista: “Dulcinea Del Toboso”. È così che un gioco d’infanzia che non cerca altro se non il libero appagamento della fantasia diviene, in corso d’opera, operazione teatrale: scrivere la lettera è per il nostro eroe delineare i contorni del suo ideale destinatario, vera e propria drammaturgia di un personaggio. Lo spettacolo si dispiega così come la progressiva materializzazione sulla scena di una realtà separata, prodigiosa come l’immaginazione di un sognatore: è con semplicità e senza la necessità di pesanti apparati esplicativi che la compagnia PuntoTeatroStudio ci consegna una poetica sincera e una (nota, ma sempre vera) riflessione sui propri strumenti espressivi; perché da cosa nasce il teatro se non dal gioco serissimo di un bambino? Al cuore della rappresentazione condividiamo l’incanto di un Don Chisciotte innamorato, che proietta sulle pareti della stanza-scena tremolanti ombre di velieri, di draghi, cavalieri e fanciulle in pericolo: nessun’altra immagine potrebbe consegnare allo spettatore l’essenza delle intenzioni della compagnia con altrettanta pregnanza e immediatezza.
La dimensione dell’immaginario – in cui per trovare un fedele aiutante o la donzella da salvare basta esclamare “lo voglio!” – viene costruita su un doppio binario. Le scene dialogiche, che vedono Don Chisciotte e il fedele Sancho Panza affrontare perigliose avventure per rimediare alle ingiustizie della società, si alternano a momenti più lirici in cui prendono vita i soffusi contatti fra l’eroe e la bella Dulcinea. Se questi ultimi sono ricercati attraverso l’accostamento di linguaggi più sperimentali (una lingua poetica e quasi versificante, musica extra-diegetica spesso elettronica e immagini astratte) ma rischiano in qualche caso di apparire un po’ goffi, di certo efficaci e coinvolgenti risultano le scene dialogiche. La strenua ingenuità con cui il cavaliere se la prende con una pecora di plastica come se fosse un “vigliacco farabutto”, la prontezza con cui un baule diviene solida nave dalla quale salvare innocenti condannati a morte, riusciranno a persuadere noi e Sancho Panza che i fili d’erba con cui viene pagato formeranno, un giorno, un prato.
PuntoTeatroStudio, giovane gruppo che anima l’associazione culturale VillaViva, riunisce così le abilità raccolte nel corso dell’esperienza nell’ambito teatro-ragazzi e di un teatro che sa fondere alla leggerezza un chiaro intento politico ed educativo: il risultato è un lavoro ricco di genuino divertimento in grado di fornire a qualunque tipo di pubblico un buono strumento per cogliere quel messaggio che uno dei vertici della letteratura universale non cessa di proporre al mondo contemporaneo.
Nicola Fogazzi