“This is for you. This is good. This is you, you and you. You do this so good”. Nel surreale silenzio del Teatro Elfo Puccini risuona delicato l’incipit di Major Motion Picture, che da subito stringe un forte legame emotivo tra interpreti e pubblico. Passano pochi attimi e l’atmosfera muta profondamente: una sirena scandisce il movimento concitato di fasci di luce, il palco assume le sembianze di un’area video-sorvegliata, una prigione dov’è  appena avvenuta un’evasione, o forse un luogo protetto dov’è  stata tentata un’intrusione. La sensazione di pericolo è palpabile, il pubblico, destabilizzato, rimane sospeso.

In uno spazio urbano underground, delle presenze misteriose tentano di sabotare le effrazioni di sette danzatori in passamontagna colorati: questi sinistri arlecchini contemporanei prendono possesso del teatro forzandone gli spazi definiti, passando fluidi fra scena e spazio extra-scenico. Uno studiato sistema di sorveglianza permette di seguire i loro movimenti furtivi mentre l’occhio vigile delle telecamere a infrarossi mette il pubblico in contatto con il dietro-le-quinte, fonde platea e palco, dialoga coi danzatori, si costituisce presenza viva e inquietante.

È solo nel finale che si potrà ritrovare un po’ di pace, un ritorno all’atmosfera delicata e rarefatta dell’inizio. Il palco ripiomba nel buio, si accende un tenue, caldo fascio di luce, che si concentra su due figure. Sono una danzatrice e un’oscura presenza, che dall’inizio dello spettacolo ci ha accompagnato minacciosa: non ha volto né testa, ed è stigmatizzata da un inquietante impermeabile di dimensioni enormi; di volta in volta nel corso dello spettacolo è stato popolato da un numero diverso di persone, ma ora l’impermeabile è vuoto, animato soltanto dalle braccia della danzatrice. I due smettono il frenetico inseguirsi, si indagano, si scoprono, si accolgono, entrano in una relazione intima, fatta di affetti, baci, carezze. Questo nuovo inizio è accompagnato da lenti e dolci passi di danza, la scena si spoglia di tutti i costrutti sociali, mentali, di tutte le attese. Rimangono due storie, due anime, forse un amore senza tempo: ciò che neppure l’ossessione per il controllo può cancellare.

Andrea Malosio

Major Motion Picture
regia, ideazione e coreografia David Raymond, Tiffany Tregarthen
creazione e interpreti Laura Avery, Ralph Escamillan, Elissa Hanson, Arash Khakpour, Renee Sigouin, Elya Grant (assistente)
Visto a MilanOltre il 13 ottobre 2017

Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView