Se nel curriculum del perfetto regista deve figurare almeno un allestimento di un dramma classico, meno usuale è la scelta di portare sulla scena testi antichi non teatrali. Eppure è proprio in questa insolita direzione che vanno i lavori di Massimiliano Civica con I Sacchi di Sabbia e Roberto Latini – artisti cari ad Armunia, che da anni ne ospita le residenze. Proprio per celebrare il ventesimo anniversario della fondazione toscana sono nati I Dialoghi degli Dei (prodotto dalla compagnia Lombardi-Tiezzi) e, sempre nella dimora creativa di Castiglioncello, ha preso il via nel 2015 il progetto sulle Metamorfosi di Fortebraccio Teatro.
Civica, per la prima volta insieme alla compagnia pisana (al secolo Giovanni Guerrieri, Giulia Gallo, Vincenzo Illiano, Gabriele Carli, Giulia Solano), affronta i Dialoghi degli Dei di Luciano di Samosata, uno degli autori più irriverenti e contemporanei della tarda letteratura greca. Le vicende del mito, che nell’opera di Luciano sono ridotte a vacui bisticci tra divinità capricciose e molto umane, vengono inserite in una cornice contemporanea, quella di una classe di studenti.
Qui, una severa e serissima professoressa interroga ‘a sorpresa’ due alunni – il povero Carbone destinato alla media del due e il prediletto Parrotto (la cui media è inscritta nel nome) – sull’identità e le vicende personali delle divinità greche. Queste ultime compaiono sulla scena mano a mano che vengono chiamate in causa per mezzo di due attori che, in fondo ma al centro del palco, ne ripropongono i bizzarri dialoghi ‘quotidiani’.
L’allestimento mostra una spiccata attitudine al divertissement e al ‘non finito’, caratteristiche che, sebbene possano essere interpretate come imperfezioni della struttura drammaturgica, sono in realtà peculiarità costitutive dell’opera di partenza impregnata di quella raffinata leggerezza tipica di Luciano. Tramontato il teatro della polis, l’intrattenimento culturale dell’epoca resta nelle mani della ristretta cerchia della Seconda Sofistica: un gruppo di conferenzieri di successo che declamano nelle grandi città del mondo alessandrino prodotti culturali eterogenei, esplicitamente ‘defunzionalizzati’ e ‘non finalizzati’. Qualcosa di affine a quel ‘divertire per divertire’ che si ritrova nel lavoro di Civica/Sacchi di Sabbia. Non solo, lo spettacolo sfrutta anche alcuni espedienti, come i riferimenti meta-teatrali, per giocare esplicitamente sull’artificiosità del ‘fare teatro’: le divinità, dopo aver recitato con divertente piattezza i dialoghi in funzione dell’interrogazione degli allievi, chiedono, ormai spossate, di essere sostituite dagli studenti. Emerge così qualche spunto legato al contemporaneo, come il riferimento sarcastico alle nuove direttive del MIUR sulle attività teatrali nella scuola.
L’intento parodico, anch’esso costitutivo dell’opera di Luciano, ben si adatta all’affiatata compagnia tosco-napoletana che fa leva su molti refrain (uno dei più divertenti è la presa in giro degli errori di accento nella lettura dei nomi greci) e su un ritmo congegnato per strappare continue risate al pubblico. Una dinamica che, se sulla lunga durata rischia di perdere incisività, trova nella prima parte i suoi esiti più felici, confermando l’autore dello spettacolo-rito Alcesti come sensibile mediatore tra il mondo antico e quello contemporaneo.
In continuo dialogo con l’opera di partenza – non solo per la materia, ma anche per struttura narrativa – è anche la serie di performance di Fortebraccio Teatro nate da un lavoro sulle Metamorfosi di Ovidio. Nato nel 2015 proprio a Castiglioncello, con performance site specific, dopo essere stato proposto al teatro Vascello di Roma nella formula della maratona, viene presentato quest’anno in forma di dittici (Il Sonno + Tiresia, Aracne + Ecuba, Sirene + Sibilla Cumana, Filemone e Bauci + Sisifo) nella bella cornice dell’anfiteatro di Castello Pasquini.
Roberto Latini propone una serie di episodi mitologici che, come accade nel poema, riescono a essere autosufficienti e, allo stesso tempo, intimamente concatenati l’uno all’altro. È così che i personaggi protagonisti di un episodio compaiono inaspettatamente in un altro racconto, creando un magma narrativo che evoca la natura stessa della materia mitologica e l’andamento vorticoso dell’opera di Ovidio.
A fare da ulteriore trait d’union tra singoli quadri è la figura del clown, di cui vestono i panni tutti i personaggi degli episodi, e che si fa simbolo di quella dimensione onirica e sospesa diventata ormai tratto distintivo della compagnia. La sfera clownesca non solo è chiave interpretativa ed estetica dell’opera, ma il ‘clown-personaggio’ con la sua immagine atemporale si fa vero e proprio tramite e traduttore del mito nel mondo contemporaneo. Un mito che, pur trattando tematiche universalmente connaturate all’essere umano, suscita nello spettatore fulminei confronti con il presente. L’episodio delle Sirene, ad esempio, il cui canto ipnotico viene interpretato da Ilaria Drago con l’ausilio di una loop station, prende la forma di una disperata invocazione al mare, tanto universale quanto tristemente attuale. Grazie all’intensità della recitazione e all’uso della voce, i protagonisti (Alessandra Cristiani e Savino Paparella, oltre allo stesso Latini e alla Drago, chiamati non solo a interpretare ma anche a curare le singole performances), evocano nei diversi episodi una sacralità quasi statica in contrasto con la natura metamorfica delle loro vicende. Il concetto di trasformazione riemerge con forza nella natura dell’intero progetto che, definito dallo stesso Latini come necessariamente incompiuto, procede per sperimentazioni sempre nuove. Metamorfosi – “di forme mutate in corpi nuovi” recita il sottotitolo – diventa così anche un indirizzo di lavoro della compagnia, inteso come costante sperimentazione nella creazione artistica e nella relazione con lo spettatore.
Camilla Lietti
I Dialoghi degli Dei
di I Sacchi di Sabbia/Massimiliano Civica
da Dialoghi degli Dei di Luciano di Samosata
visto al festival Inequilibrio di Castiglioncello_1-2 luglio e 9-10 luglio 2016
Metamorfosi (di forme mutate in corpi nuovi)
di Fortebraccio Teatro
da Le Metamorfosi di Ovidio
visto al festival Inequilibrio di Castiglioncello_30 giugno-3 luglio 2016