«Siamo lava e ci espandiamo sotto terra». Queste sono le parole di Ilenia Romano per spiegare ai giovani presenti alla sua masterclass il concetto di “lava flowing”, suggestione utilizzata della Compagnia Zappalà Danza per richiamare l’idea di un movimento fluido e scorrevole. È proprio su questo che si fonda la prima parte della lezione nelle sale di DanceHaus: i danzatori, distesi sul pavimento, sembrano contorcersi lentamente alla ricerca costante di un contatto diretto con lo spazio che li circonda. Il loro spostamento è continuo e imperniato su un gioco di ritmi e velocità differenti, alternando pausa e movimento. Lo scopo, suggerisce Ilenia, è di “prestare attenzione a ciò che realmente il corpo sta facendo”, a ogni singolo gesto, al contatto con lo spazio e con gli altri danzatori in movimento nella stanza.
La masterclass è codificata da un linguaggio specifico, in grado di definire sempre meglio il senso del lavoro che i ragazzi stanno facendo: l’attenzione inizialmente è rivolta ai piedi, punto di partenza dell’asse corporeo, ma il vero centro propulsore della spinta (detta pull) è il ventre, da cui il movimento si irradia verso la periferia. Con l’extra-pull si raggiunge il punto massimo di tensione del corpo, rotto dal drop, la fase di rilascio. Dopo vi è la stasi: «non è mettere in pausa ma soltanto sospendere l’azione, cosicché poi non avrò un nuovo movimento ma il proseguimento di quello che avevo iniziato».
«Il movimento però non è solo istinto ma anche scienza, è fisica», continua Ilenia mostrandoci come conoscere il funzionamento delle leve sia fondamentale per un danzatore: bisogna utilizzarle per reindirizzare le forze e le tensioni che si creano internamente, vanno sempre tenute bilanciate, in equilibrio. Segue una fase di interazione: è il momento di condividere a coppie il lavoro fatto fino a questo momento. Vi è così un’opposizione e un contatto tra due corpi: ci si muove appoggiandosi e danzando in stretto contatto con un altro danzatore, che invece rimane fermo opponendo una forza resistente. È importante che sia una danza per entrambi, «non c’è un elemento passivo nella coppia, né uno “parassita”». Secondo Ilenia: «Bisogna fare i conti con una massa esterna, ogni singolo movimento va controllato». La pressione esercitata da uno dei due danzatori permette all’altro di riflettere sul peso e sulle direzioni dei loro corpi. La coreografa conclude la lezione dicendoci che non bisogna caricare il movimento “della rappresentazione di un’idea di movimento”: il movimento puro non ha bisogno di essere viziato, di correzione, di controllo. È, semmai, istinto, visceralità, legame profondo con la terra. In una frase: i movimenti sono azioni fisiche non forme.
Ferdinando Solimando e Alice Strazzi
Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MILANoLTREview