I principi-faro Del MoDem – la “democrazia imperfetta” che identifica il metodo della Compagnia Zappalà Danza – sono tre: etica, devozione, istinto. È lo stesso Roberto Zappalà a introdurli come premessa alla sua masterclass a un gruppo di una ventina di ragazzi in tuta. Li espone con calma, per poi chiamare in causa un quarto oggetto teorico: quel “pudore scardinato”, che vuole essere una suggestione per gli allievi che tra poco si cimenteranno nella lezione. «A scuola» – prosegue – «siamo soliti esercitarci in cerchio, con un focus centrale, come a riprodurre il circolo di una tribù intorno al fuoco».
Ed è proprio questa disposizione che i ragazzi creano allora attorno a Maud de la Purification, la danzatrice della Compagnia che condurrà il seminario per le tre ore successive. Maud invita a concentrare l’attenzione sull’ascolto accuratissimo del movimento minimo, quindi sull’espressione di questo ascolto attraverso una “giostra” corale di tutti i partecipanti. Lo studio del gesto viene portato nel cerchio del gruppo. I primi esercizi sono riservati all’osservazione del “paesaggio” fisico che si viene a creare. Nell’immobilità apparente delle parti, ognuna si muove, ha una voce; il danzatore deve recuperare con dedizione la volontà di abitare il corpo, riconoscerne gli spostamenti, combinarne di sempre nuovi, assumere con coscienza le voci diverse, i “leader” di parola. È il momento in cui, a turno, ogni elemento del corpo inaugura il proprio discorso. Così, mentre i gomiti intraprendono viaggi in solitaria, li si osserva con una curiosità quasi esasperata. Alcuni allievi si affrettano, le parti scalpitano in anticipo sulle indicazioni: i loro corpi sono ormai caldi e desiderano la totalità del movimento. Da autonoma, l’azione diventa compartecipata. Gli allievi si relazionano, sperimentano il “lava-flowing”, il ricordo della chiarezza originale che passa attraverso i loro piedi. Surfano sul movimento e poi tornano al controllo. Maud li conduce con dolcezza, li invita al riciclo di ogni perdita di controllo e di equilibrio, danza con loro. Sul pavimento un’azione che fanno col piede restituisce un suono unico, replicano assieme una frase del repertorio da La nona (2015). Ed ecco che d’un tratto prende corpo l’immagine che Zappalà ha usato in presentazione: finalmente si ascoltano, si muovono insieme, sono la tribù di un pudore scardinato.
Arianna Granello
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