Può la danza intrecciarsi con la filosofia? Due arti che paiono in netto contrasto – una fatta di corporeità, di istinto e di silenzio; l’altra intrecciata al ragionamento e alla parola, alla staticità – si mescolano nella masterclass di Salvo Lombardo concedendosi un grande spazio per il dialogo. La “performatività” si scontra con la più urgente “questione del corpo” e per questo il coreografo stimola i giovani danzatori ad indagare e “abitare” il movimento. La ricerca è cruda e iterativa, basata sulla ripetizione di gesti oscillatori, di movimenti più che di una vera e propria danza. Gli unici suoni ad animare la sala Fassbinder dell’Elfo e prendere spazio attivo sono il respiro dei danzatori, le tavole del pavimento che cigolano, i corpi che chiedono di risvegliarsi e la voce di Lombardo che offre sempre più ritmicamente spunti di riflessione per valutare cosa accade al corpo. Il suo ruolo è quello di essere “un attivatore”, di interrogare i danzatori e sfidarli, mettendo addirittura in discussione il principio di autorità che solitamente si arroga il coreografo: Lombardo sottolinea infatti come si debba essere co-responsabili e partecipi allo spazio – non solo quello del palcoscenico – e che dunque una neutralità, da parte del danzatore in questo caso, sia impossibile.

La musica, grande esclusa finora, viene aggiunta solo alla fine della lezione. Pare assurdo per una masterclass di danza essere così silenziosa, e invece anche la musica, ripensata e immaginata come uno spazio, serve per interrogarsi sulla qualità del movimento, per capire l’origine profonda delle azioni, correlata alle domande quasi metafisiche: «Perché mi muovo?», «Perché danzo?» La musica sarebbe allora, in questo caso, un pericolo o, più semplicemente, un ostacolo alla riflessione, perché istintivamente condizionerebbe il pensiero e di conseguenza anche il corpo, trasformandosi nel filo conduttore dell’azione. I danzatori devono invece concentrarsi e ascoltare solo il proprio respiro su cui “ricamare” il movimento, non devono cedere alla tentazione di seguire i “bassi” della musica per dare senso al gesto e renderlo banale e didascalico.
Sul finire della lezione lo scambio, che fino a questo momento è stato individuale, diventa corale in un confronto di opinioni: uno scambio di esperienze appena vissute, che chiude in modo armonico l’intreccio creatosi tra corpo e pensiero.

Martina Abati

(In copertina ph: Andrea Settanni)


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