Cosa accade se la pericolosa maga della Colchide si traferisce in un interno nordico borghese à la Strindberg? È questa la strada tentata da Federico Tiezzi con la sua Medea, presentata tra i titoli della 58° stagione del Festival del Teatro Greco di Siracusa con un’inedita traduzione di Massimo Fusillo. L’allestimento, curato dal sempre ottimo Marco Rossi, è freddo ed essenziale e si presenta in scala di grigi, con una porzione di pavimento dell’orchestra rivestita da specchi e, dietro, una pedana di legno, bianca e reclinabile. Erme di marmo candido, lunghi tavoli scarni e imponenti sedie nere, insieme a due scheletri di parallelepipedo al neon.

In questa gabbia onirica e dall’atmosfera freudiana, Tiezzi propone uno scavo sulla psiche dei personaggi, un’indagine sulle istanze umane, sulla disumanità di una madre assassina e, allo stesso tempo, sulla paradossale empatia che si può arrivare a provare per lei. La straordinaria interpretazione di Laura Marinoni sorregge una gelida Medea, splendida e spietata, carnale e sanguigna, impossibile da condannare: fa il suo ingresso con un lungo abito blu dal vasto piumaggio e una testa da uccello, col becco adunco. In una sempiterna dialettica tra apollineo e dionisiaco, Giasone (Alessandro Averone) è al contrario in giacca, cravatta e doppio petto, grigio simbolo post-capitalistico di un potere e di un modello che la maga intende sovvertire. Ma è proprio sulle teste totemiche di animali, così come nella disseminazione di busti classici, che Tiezzi costruisce l’immaginario psicanalitico della sua regia: un percorso rintracciabile in altri lavori del regista, su tutti proprio Freud o l’interpretazione dei sogni (2018) di Stefano Massini, rievocato da un’evidente similitudine estetica. Così Creonte, un graffiante e convincente Roberto Latini, entra in scena insieme ai suoi scagnozzi con una testa belluina di coccodrillo; e gli innocenti bambini, figli sacrificali di Medea e Giasone, giocano a palla con una maschera da coniglio sul capo. Gli animali modellano l’archetipo dei personaggi, li trasfigurano e orientano un’interpretazione, si assommano in esemplari prototipici, in un’oscillazione tra assoluto e trascendente, ferino e umano. 

foto: Aliffi

Il coro del popolo di Corinto, che contrappunta l’azione scenica e commenta lo svolgersi degli eventi con canti e movimenti moderati, è vestito con divise blu, come operai di una fabbrica, rappresentanza di una società del lavoro. Al culmine della tragedia, il nunzio (Sandra Toffolatti) racconta gli orrori compiuti da Medea e il doloroso e ineludibile assassinio dei figli. Sulle note del Lacrimosa di Zbigniew Preisner, si compie una vera ed efficace catarsi: all’apice della musica da requiem, il coro si dispone sulla pedana lignea inclinata e con stracci imbevuti di sangue la imbratta di rosso. È figurazione di quel sangue che ha decretato la morte dei figli di Medea, che per essere lavato deve prima essere sparso.

«Uomini e dèi» recita il titolo del concept della stagione 2023, per una tragedia in cui gli dèi sono assenti, rare volte invocati e mai personaggi, e in cui al centro restano le questioni umane. Eccola, allora, la nipote del Sole, che esce di scena maledicendo Giasone, e sale sul carro del dio, ascendendo al cielo grazie al cestello di una gru. La traduzione restituisce un fluido dettato che alterna musicalità giambica e recitabilità; Fusillo si spinge infatti alla ricerca di un lessico contemporaneo e connotato, facilmente riconoscibile, violento e viscerale (si fa notare per esempio la reiterazione di bastardo, con cui l’irosa Medea si rivolge al proprio sposo), in accordo con il tentativo di introspezione e rispecchiamento cercato da Tiezzi.

Insieme a Prometeo incatenato di Eschilo e La pace di Aristofane, Medea si è alternata per un mese e mezzo nella cavea più grande d’Italia, sempre piena con una straordinaria partecipazione di pubblico, nonostante un avvio di stagione piovoso. Tanto che, tra imminenti elezioni al soglio municipale e allerte della Protezione Civile, la Fondazione INDA si ritrova nel fuoco incrociato di un’ordinanza del Sindaco che annulla – con un inusitato tempismo e particolare sfortuna per chi scrive – una replica del Prometeo. Nella visione comparativa di più titoli – marchio distintivo del palinsesto siracusano – si rinnovano, ancora una volta, le discussioni attorno a un testo classico e alla sua messinscena, alla sua capacità di parlare del presente e alla necessità di distanza per comprenderlo: Tiezzi, senza cedere al richiamo di un “classicismo” stereotipato, affonda nella dimensione psicologica dei personaggi di Medea, proponendo una visione, un sogno e, come accade in tutti i sogni, un inquietante ribaltamento psicologico.

Andrea Malosio


foto: Aliffi

MEDEA
opera di Euripide
regia Federico Tiezzi
traduzione Massimo Fusillo
scenografo Marco Rossi
costumista Giovanna Buzzi
disegno luci Gianni Pollini
maestro del coro Francesca Della Monica
arrangiatore coro e voci Ernani Maletta
regista assistente Giovanni Scandella
musiche originali del prologo Silvia Colasanti (eseguite dal coro di voci bianche e orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, diretti da Giuseppe Sabbatini e da Carlo Donadio)
assistente scenografo Francesca Sgariboldi
assistente costumista Ambra Schumacher
direttore di scena Nanni Ragusa
assistente direttore di scena Dario Castro
assistenti arrangiamenti coro e voci William Caruso
con Debora Zuin, Riccardo Livermore, Laura Marinoni, Roberto Latini, Alessandro Averone, Luigi Tabita, Sandra Toffolatti, Francesca Ciocchetti, Simonetta Cartia
coro Alessandra Gigli, Dario Guidi, Anna Charlotte Barbera, Valentina Corrao, Valentina Elia, Caterina Fontana, Francesca Gabucci, Irene Mori, Aurora Miriam Scala, Maddalena Serratore, Giulia Valentini, Claudia Zappia
responsabile coro Simonetta Cartia
figli di Medea Matteo Paguni, Francesco Cutale
con la partecipazione degli allievi e delle allieve dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico
seguaci di Creonte Jacopo Sarotti, Alberto Carbone Carlo Alberto Denoyè
portatori di Medea Sebastiano Caruso, Moreno Mondì
coro Andrea Bassoli, Alberto Carbone, Sebastiano Caruso, Alessandra Cosentino, Gaia Cozzolino, Sara De Lauretis, Carlo Alberto Denoyè, Lorenzo Ficara, Leonardo Filoni, Ferdinando Iebba, Althea Mara Luana Iorio, Denise Kendall-Jones, Domenico Lamparelli, Federica Leuci, Emilio Lumastro, Arianna Martinelli, Moreno Mondì, Alice Pennino, Edoardo Pipitone, Jacopo Sarotti, Mariachiara Signorello