MilanOltre_ 4-15 Ottobre presso il Teatro Elfo Puccini di Milano
Short Formats_ 7- 10 Ottobre presso il Crt (Teatro Salone) di Milano
A guardarla in questo ricco inizio di Ottobre, Milano sembra la capitale italiana della danza: c’è spazio per coreografi di fama internazionale, per una ricognizione dei talenti italiani, per giovani artisti indipendenti provenienti da tutto il mondo. Quasi viene la tentazione di dimenticarsi quanto eccezionale sia questa attenzione di pubblico e critica agli appuntamenti e alle novità della danza.
L’Elfo Puccini apre i battenti della nuova edizione di “Milanoltre” con una sezione dedicata a Caroline Armitage: la poliedrica coreografa americana presenta tre pezzi in prima nazionale, due in prima europea e qualche gradito ritorno. Così per esempio “Rave”, che ri-nasce da una creazione di dieci anni fa ma sembra calibrato proprio sulla Milano pre-expo: venticinque danzatori dipinti di colori sgargianti evocano lo scintillante ed evanescente mondo della moda e dei dj-set. Nel proporre un assaggio del suo complesso percorso, la Armitage si dimostra duttile e reticente a essere catturata da definizioni di genere; si offre generosa al pubblico con piccole introduzioni all’inizio degli spettacoli e con due incontri con la critica.
In attesa della sezione riservata al “Balletto Teatro di Torino” debutta “Vetrina Italia”, rassegna di alcuni tra gli emergenti nostrani (da Cristian Ceresoli ad Alessandro Sciarroni, da Anticorpi XL alla Compagnia Teatrale Dionisi); le performance sono state previste non solo nelle sale del Puccini ma anche negli spazi del Mas e del Pim Off, come a valorizzare quelle istituzioni che di danza si occupano con continuità e non solo durante i festival. Oltre agli spettacoli, sono stati programmati diversi momenti di incontro e di riflessione sulla disciplina: accanto agli artisti, esperti e critici come Marinella Guatterini, Elisa Guzzo Vaccarino, Valeria Crippa.
“Short Formats”, diretto da Barbara Toma (responsabile artistica per la danza del Pim Off) parte da una prospettiva differente: l’interesse sembra non tanto, o non solo, mettere in mostra talenti coreutici o coreografici, ma piuttosto interrogarsi sul ruolo e sul senso della danza, sullo stato dell’arte di una disciplina “bistrattata dalle istituzioni di questo Paese e non sempre compresa dal pubblico”. Il progetto non è, dunque, quello di una rassegna, ma piuttosto di una vera e propria festa della danza, della condivisione di un luogo di creatività e di incontro, della formazione partecipata: e in questo senso vanno certamente intese le masterclass gratuite (vera propria scuola di pensiero di Barbara Toma, che la pratica con ammirevole costanza anche al Pim Off), ma anche la festa conclusiva con dj Cleopatra e le proiezioni video.
Una fortissima consapevolezza teorica, dunque, e anche una decisa volontà a dialogare con la contemporaneità: ecco allora il sottotitolo “Running out of culture” e l’impegno di presentare una danza aperta, accessibile, comunicativa, leggibile. Toma esprime con forza la necessità di aprire la danza italiana agli orientamenti internazionali: ecco allora alternarsi sul palco artisti da tutto il mondo, dal Brasile alla Svezia, dagli USA alla Svizzera.
Nelle performance, di stili differenti, emergono personalità artistiche interessanti, consapevoli, disposte a sperimentare. Il rischio – insito almeno in parte nel formato – è quello di partiture drammaturgiche non del tutto autosufficienti, di lavori che danno a volte l’impressione di work in progress più che di creazioni compiute. Ma nella cornice di un festival che si fa officina e laboratorio, uno spazio aperto di ricerca appare scelta coerente.
Maddalena Giovannelli