Milano e Wuhan sono state lungamente messe in relazione durante questo anno, la loro situazione sanitaria è stata più volte comparata, ma «dalla pandemia e da questo binomio metropolitano sono nate anche delle opportunità», ricorda Rino De Pace in occasione dell’incontro Miol Digital, “Midnight rain – un ponte tra Milano e Wuhan”. Ciò che lega queste due città così diverse e così distanti non è infatti solo la loro situazione sanitaria, ma un vero e proprio gemellaggio artistico.
Tutto nasce dal fatto che l’edizione di MilanOltre 2020 avrebbe dovuto ospitare ben due compagnie cinesi: Beijing Modern Dance Company di Pechino e Jin Xing Dance Theatre di Shanghai. Per motivi noti a tutti non è stato possibile, ma proprio dall’impossibilità è scaturita la volontà di condivisione del programma artistico tra il festival milanese e il festival autunnale del Qintai Grand Theatre di Wuhan, che si svolgono entrambi a cavallo tra il mese di settembre e quello di ottobre. Un vero e proprio “protocollo di intesa” che ha permesso alle due compagnie cinesi di andare comunque in scena, solo su un palco diverso da quello che era stato pensato in origine. Condivisione di intenti quindi, ma anche di difficoltà. Come ha spiegato Mr. Wenping, direttore del teatro di Wuhan, durante la diretta streaming: la riapertura non è stata semplice, si è dovuto sanificare un teatro da 1800 posti a sedere e la programmazione è stata interamente rivista, ma il pubblico ha risposto in maniera positiva lanciando un segnale di speranza per la ripresa della normalità. Ripresa che però deve essere accompagnata da riflessioni sull’accaduto e nuove consapevolezze, come ha fatto notare Gao Yanjinzi, direttrice della Beijing Modern Dance Company: «Credo che l’epidemia ci abbia lasciato questi insegnamenti, di essere più rispettosi nei confronti della natura e di ripensarci come una comunità unica e globale, per affrontare insieme le problematiche del futuro».

Milena Borgonovo


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