di e con Virgilio Sieni
visto al Teatro Franco Parenti di Milano
all’interno del festival Uovo _ 21-25 marzo 2012

Nei volti portati in scena da Virgilio Sieni si nasconde la minuzia dei gesti, la delicatezza dei dettagli, l’intimità dello sguardo e la semplicità dei ricordi. Sieni prosegue il percorso di osservazione e introspezione che caratterizza la sua ricerca artistica e che di frequente coinvolge danzatori non professionisti. Questa volta sul palco è lui, in un assolo che rievoca quello di Solo Goldberg. Dopo il debutto a Marsiglia lo scorso novembre e la prima italiana a Ferrara a dicembre, Nei volti è arrivato a Milano all’interno della programmazione del festival Uovo.

I volti sono quelli di persone che, a loro modo, hanno resistito. Figure che incarnano la fragilità dell’uomo e la forza del tempo, dei luoghi, della semplicità delle piccole cose, delle azioni che rimangono al di là della loro natura effimera. La madre, il padre (Fosco, protagonista insieme a Virgilio dello spettacolo Osso), una donna che cura il giardino, un maestro di scuola elementare, un ciabattino, un poeta prestano se stessi al gesto di Virgilio Sieni e alla sua capacità di tracciarne “ritratti danzati”, accompagnato dal flauto di Giampaolo Pretto. Uno dei “volti” è quello trasposto dalla danza agita sul palco a quella proiettata sul fondale scenico: l’“illustrazione animata” di un uomo che si muove con l’incerta eleganza di pose disegnate e montate in sequenza una dopo l’altra. Ma è con il partigiano di oltre 90 anni, invitato da Sieni sul palco a danzare, che la resistenza diviene volto reale: i loro gesti seguono e si intrecciano in un dialogo silenzioso che custodisce i segreti del tempo e il valore della memoria.

Quella di Virgilio Sieni è una danza minima fatta di sottrazione, di azioni coreografiche sospese, punteggiature e brevi segmenti che parlano di una forma interiore di cui emerge, sottovoce, solo il necessario. Un linguaggio di gesti che raccontano l’indicibile e arrivano a comporre un “album di famiglia” che raccoglie un affresco di frammenti, memorie e significati nei quali lo spettatore legge ed evoca ricordi, sovrapponendoli ai propri.

Per chi conosce il lavoro di Sieni Nei volti può risultare una sintesi che attinge da percorsi precedenti: ci si sarebbe aspettati forse l’introduzione di variazioni più decise su un registro consolidato che, lo sapevamo già, funziona. Ma un pubblico che non abbia le presunzioni della critica, non può che farsi incantare, ancora una volta, dalla malia di questo poeta del gesto.

Francesca Serrazanetti