regia di Carmen Giordano / Macelleria Ettore
visto al Teatro Out Off di Milano _ 16-21 giugno 2015

A quattro anni dal debutto, Macelleria Ettore decide di riportare in scena uno dei suoi primi spettacoli: nonostante la distanza che ci separa dalla sua ideazione NIP _ not important person continua a raccontare con efficacia chi siamo e come viviamo.
Il materiale sul quale si è fondato il lavoro di ricerca della regista Carmen Giordano sono le frasi udite in metro, al lavoro, in famiglia, i pensieri che ci attraversano il cervello, i luoghi comuni, il lessico delle riviste, i testi delle canzoni. È la realtà a dettare le battute al palcoscenico, e la drammaturgia che ne deriva è un collage di situazioni quotidiane, un esercizio intellettuale di pura paratassi.
La compagnia, attiva dal 2008, ama affontare ogni tema partendo da una preventiva ‘esplosione’ di stimoli dalla quale si arriva, per successive distillazioni, alla forma definitiva; e anche in questa caso sceglie una struttura che procede per accumulo, volutamente disgregata. Tre attori-manichini si muovono in una scena bianca e asettica, presenze fisiche che catalizzano e restituiscono i pensieri e le ossessioni del nostro tempo. Maura Pettorruso, Stefano Detassis e Paolo Pilosio sono uomini e donne senza identità, costretti in una rapidissima successione di scene “senza trama e senza finale”. I loro corpi sono comandati dall’esterno, agiti da battute pre-registrate che ne determinano meccanicamente le azioni. Sono marionette prive di personalità, ma portatrici di racconti dal forte valore simbolico. Il risultato è un ritratto ottenuto per frammenti, una moderna “testa composta” alla maniera di Arcimboldo, una parabola umana che parla di tutti e allo stesso tempo di nessuno.

Brevi dialoghi, monologhi e interventi video si susseguono senza soluzione di continuità, in una sequenza dal ritmo incalzante, che non concede tregua allo spettatore. A sottolineare accenti e atmosfere sono anche gli interventi originali di Chiarastella Calconi, che riescono a restituire sul piano musicale l’elemento grottesco, cifra dello spettacolo. Regna sovrana un’ironia caustica e politicamente scorretta: l’irriverenza colpisce senza esclusione il sesso, il lavoro, la medicina, i rapporti sociali, generando un riso amaro. Particolarmente efficace il frammento che viviseziona la figura della madre, tra modi di dire di una società che assume la maternità come valore assoluto e dissacranti riferimenti alla religione. Un percorso, quello di Macelleria Ettore, che non si limita alla ricerca di un linguaggio performativo originale, ma scava a fondo nel mondo misterioso delle relazioni umane.

 Chiara Marsilli