Per una nuova identità del lavoro culturale 

A pochi mesi dalla selezione della nostra associazione Prospettive Teatrali tra le imprese culturali beneficiarie del bando Funder35 è tempo di fare alcune riflessioni su cosa abbia significato per noi l’ammissione a questo finanziamento. A maggior ragione adesso, che il nuovo bando è online, in scadenza il primo luglio.

La risposta può sembrare semplice: la disponibilità di un budget, prezioso per tutti ma ancora di più per associazioni culturali che faticano a trovare sostenibilità dal punto di vista economico. Ma non è l’unica: un’iniziativa come Funder 35 induce inevitabilmente a ripensare se stessi e la propria organizzazione, a interrogarsi su dove si sta andando e a rafforzare la propria struttura di impresa culturale. Non solo razionalizzando processi già in atto ma anche acquisendo nuovi strumenti imprenditoriali ed entrando in rete con le altre quarantanove realtà selezionate dal bando. Accorgendosi che l’impianto gestionale e le risorse (anche di realtà lontane per geografia o interessi) spesso si equivalgono, e che le sinergie sono più interessanti delle rivalità.

“Organizzazioni geneticamente modificate” ci ha definito Alessandro Bollo di Fondazione Fitzcarraldo nella due giorni del primo prezioso seminario residenziale a noi dedicato alle imprese culturali giovanili selezionate come noi attraverso l’edizione 2015. (lo scorso maggio presso Olinda, a Milano). Organizzazioni nate fuori dal “canone”, che sanno di non poter sopravvivere con contributi pubblici e che devono quindi muoversi sul territorio della progettazione di una finanza creativa, fare rete, inventare nuovi modi per generare rilevanza progettuale e sostenibilità. Organizzazioni giovani (non a caso ci troviamo a essere tutti under 35), nate dopo la generazione di quelle che sono state definite da Bollo “cetacei spiaggiati”: organizzazioni che oggi sono ferme e che operano nel conosciuto senza rispondere alle sue trasformazioni.

Funder35 diventa così un’occasione per guardarsi allo specchio e riconoscersi, accanto ad altri simili, come soggetti preparati a progettare in modo “caldo” – ancora nelle parole di Bollo –, mettendo in campo energie che trovano forza in un approccio militante, ben predisposto a creare connessioni e alleanze, a lavorare sulle reti, a progettare l’esperienza prima che il risultato.Accorgersi che fondazioni bancarie e operatori impegnati nel campo del sostegno, delle politiche e dell’organizzazione delle istituzioni culturali credono nel potenziale delle nostre appassionate energie, spesso messe in campo con poca consapevolezza, è un riconoscimento che aiuta a rinnovare le forze e cambiare lo sguardo.

La sfida che Funder35 ci sta lanciando con il suo finanziamento è quella di renderci autosufficienti nel corso di un paio d’anni, implementando le nostre attività di formazione e di audience development, diventando un interlocutore di riferimento in un settore in crescita.
E seguendo il monito di Marco Cammelli (Presidente della Commissione per i Beni e le Attività culturali dell’ACRI) in un discorso dedicato a noi di Funder 35 a Olinda, andiamo avanti prestando attenzione a due rischi: evitare l’improvvisazione e non avere paura di sbagliare. Perché noi, organizzazioni geneticamente modificate, abbiamo dalla nostra anche una certa leggerezza che, ed è Cammelli a dirlo, è condizione imprescindibile nella nostra sfida per la cultura.

La Redazione