Calvairate è guardare il centro della città stando coi piedi attaccati alla strada. Nello spazio tra il cielo e l’asfalto, ombre di umani fanno la spola fra autobus e tram. Fra macchine che non trovano parcheggio. Su piedi stanchi dentro scarpe alla moda o biciclette prese a noleggio per pochi euro. Calvairate sono stradoni incandescenti che portano altrove. Calvairate sono stradine di un parco che ti riportano verso casa.
Piazzale Martini è il luogo per incontrarsi: con gli altri o con se stessi? Se il mercoledì mattina ci si vede al mercato rionale, nel weekend si gode della quiete strappata al traffico cittadino. Qualcuno recupera le forze accoccolato su una panchina, qualcuno passeggia col proprio cane e qualcuno si accomoda su sedute più precarie: giocare a dondolarsi o fermarsi a riflettere? Anche un’altalena rotta è un centro fra due estremi.
Simmetrie di palazzi eleganti, di parcheggi inverosimilmente ordinati, di binari su cui scivolano i tram: via Tito Livio parla la lingua di Calvairate. A scandagliarne l’apparente compostezza, si rivela – proprio nel mezzo – una natura rigogliosa e ribelle, che sembra inconsapevole della vicinanza al centro città.
Nadia Brigandì, Ivan Colombo