di Marta Usai
Il Teatro delle Albe di Ravenna mette in scena la storia di uno degli sportivi più amati e odiati degli anni ’90, il ciclista Marco Pantani. Per la regia di Marco Martinelli, lo spettacolo si interroga su quando di non detto c’è nella vicenda del “pirata”, il romagnolo che “veniva dal mare, e andava forte in montagna”, colui che in sella alla sua bicicletta riuscì a vincere Giro d’Italia e Tour de France nello stesso anno. La storia la conosciamo tutti, o quasi: Marco Pantani grazie alle sue imprese riuscì a ridare visibilità ad uno sport da tempo dimenticato, il ciclismo, che riuscì a rialzarsi dopo gravi infortuni, ma che in cima alla vetta della fama, nella tappa di Madonna di Campiglio del Giro, venne accusato di doping a causa di un valore di ematocrito troppo alto. Quello fu l’inizio della fine, il crollo psicologico, le accuse provenienti dai media, portarono Marco alla depressione, e a cercare consolazione nella “sostanza” come la chiama la madre Tonina, interpretata magistralmente da Ermanna Montanari. In qusto viaggio attraverso la storia di Pantani, siamo accompagnati dall’ Inquieto, personaggio ispirato al giornalista francese Philippe Brunel, autore de Gli ultimi giorni di Marco Pantani (Rizzoli). L’Inquieto cerca di far luce sulla vicenda, interroga, cerca la verità, pone domande, non riesce ad arrivare ad una verità. A raccontarci chi era Marco Pantani è la madre Tonina, che non accetta l’immagine del figlio che è stata proposta dai media, il padre Paolo al quale si illuminano gli occhi a ricordare le imprese del figlio, la sorella Manola, riservata e restia a condividere i ricordi del fratello, gli amici di Cesenatico Jumbo e Spillo che assistettero alla caduta di Marco senza sapere cosa fare, i compagni di squadra Conti e Fontanelli complici di tante imprese. Ma lo spettacolo non si limita a dirci chi era Pantani, lo spettacolo ci interroga sulle tante zone d’ombra di questa vicenda, ci lascia con degli interrogativi. Ad esempio, come mai Renato Vallanzasca ebbe una soffiata sull’espulsione di Marco dal Giro? E come mai quella mattina a Madonna di Campiglio c’erano così tanti carabinieri? Queste e altre sono le domande che ci facciamo dopo essere usciti da teatro. E l’affermazione di Tonina “Me l’avete ammazzato voi. Me l’avete ammazzato voi con le vostre chiacchere” non ci sembra più così assurda. Si perchè a fare da sfondo al dramma di Marco c’è un’Italia che cambia, che si lascia alle spalle il passato della prima repubblica, e nella quale ormai “i sogni non si sognano più, puoi trovarli già pronti te li dà la tivù”, un’ Italia in cui ormai i mezzi di comunicazione di massa hanno sempre più potere, e che come la vicenda Pantani ci insegna, in un solo giorno sono in grado di renderti un eroe o di farti cadere negli abissi.
Questo contenuto fa parte del Progetto scuole di Stratagemmi_prospettive teatrali