Dall’Europa la voce arriva forte e chiara: è compito dell’impresa culturale trovare una strada per coinvolgere e far crescere il pubblico. Creative Europe, il più battuto tra i programmi della Commissione Europea che finanziano e indirizzano progetti culturali, si sta muovendo in questa prospettiva per i prossimi anni e la quarta call dovrebbe uscire a breve. Se n’è parlato in aprile a Bruxelles, in una tavola rotonda dal titolo Audience Development: engagement is the key, but where are the doors?, collocata all’interno del Forum della cultura. Tra gli interlocutori, c’erano anche gli italiani Luca Ricci e Giuliana Ciancio, creatori del progetto Be SpectACTive! e Alessandro Bollo della Fondazione Fitzacarraldo. Lo scopo della giornata era uno scambio di esperienze trasversale, in un serrato confronto su quali sono le prassi di coinvolgimento del pubblico adottate nei diversi paesi. “Si impara ascoltando progetti anche molto diversi dai propri, di altre discipline”, ci ha raccontato Luca Ricci: “per esempio, ho trovato molto stimolanti le idee che stanno mettendo in pratica a Leeuwarden, capitale della cultura nel 2018”.
Un monitoraggio delle migliori pratiche in corso in tutta Europa è l’obiettivo del progetto Engage Audiences, voluto dalla Commissione Europea e curato dalla Fondazione Fitzcarraldo: tra le molte realtà che hanno risposto alla call, sono stati selezionati 20 festival e teatri che si sono distinti per un lavoro sul pubblico particolarmente innovativo e che diverranno oggetto di studio (tra questi, il Festival Kilowatt). Quale miglior modo di elaborare un nuovo progetto che conoscere e approfondire quelli in atto, magari immaginando qualche colloborazione?
A Bruxelles anche l’europarlamentare Federica Mogherini si è soffermata sull’importanza di un costante aggiornamento e scambio tra pari, incoraggiando chi si occupa di cultura a incontri e sinergie “not only among institutions but among people”, e a una particolare attenzione alle nuove generazioni (qui il video integrale dell’intervento).
Non sono mancati momenti di riflessione sui medesimi temi anche in Italia. A Bologna, in maggio, Altre Velocità ha organizzato un convegno dedicato al pubblico nell’ambito del progetto Crescere Spettatori, concentrandosi in particolare sui cambiamenti in corso nelle pratiche di fruizione e nell’immaginario dei più giovani. La giornata – dall’emblematico titolo Crescere nell’assurdo – è stata efficacemente impostata in prospettiva interdisciplinare, e ha raccolto gli interventi di scrittori, esperti di nuovi media e sociologi (qui lo storify). Difficile sviluppare efficaci pratiche di audience devolopment, in effetti, senza comprendere i processi di comunicazione nei quali viviamo immersi; tanto più se si tiene conto che gli abituali frequentatori dei foyer teatrali sono talmente lontani dai grandi flussi di tendenza da risultare un campione fuorviante. Quanto incidono i nuovi format televisivi sul nostro modo di guardare? E cosa vuol dire coinvolgimento interattivo del pubblico nell’era di snapchat? Lo scrittore Giorgio Vasta ha ripercorso, in questa prospettiva, la più recente storia della televisione italiana, individuando snodi fondamentali per una nuova definizione di spettatorialità. Il sociologo Stefano Laffi ha invece raccontato le pratiche di auto-narrazione delle nuove generazioni, tra narcisismo e frammentazione dell’identità. O ancora – per citare solo un altro dei densi interventi della giornata – Giovanni Boccia Artieri, esperto di nuovi media, ha messo in luce i rischi della iper-connessione, ma anche le potenzialità in termini di espressione del dissenso. Sarà difficile, per chiunque si occupi di nuovo pubblico, prescindere da questo genere di riflessioni, e da un necessario incrocio di competenze di settore.
Proprio i giovani spettatori sono stati al centro del convegno organizzato da Stratagemmi e Segni d’Infanzia, nell’ambito delle attività di Acrobazie Critiche: Dire Fare Criticare, realizzato in aprile presso Palazzo Reale di Milano, è stato pensato come un ampio confronto sui processi di audience development tra scuola e teatro (qui gli atti completi della giornata). Intorno al tavolo, tutti gli interlocutori coinvolti nella difficile scommessa di creazione di un nuovo pubblico: critici, insegnanti, dirigenti scolastici, direttori artistici, attori. Alcune parole chiave – emerse a più riprese negli interventi della giornata – sono state poi richiamate in conclusione da Oliviero Ponte di Pino, che ha coordinato i lavori: contagio, qualità e biodiversità. Da un lato, dunque, la necessità di diffondere in modo capillare esperienze di visione coinvolgenti e strutturate; dall’altro la volontà di non arretrare sul livello della proposta, e di offrire anzi un ampio ventaglio di occasioni sul piano dei codici e dei linguaggi. Molti i temi caldi emersi, ai quali Acrobazie Critiche si riserva di dedicare un nuovo sforzo progettuale. In primis l’alternanza scuola-lavoro, e le opportunità offerte da questa discussa pagina de “La buona scuola” per un innovativo lavoro di audience engagement. E ancora, la possibilità di integrare i laboratori di pratica teatrali ai percorsi di visione e di critica, in una fruttuosa sinergia tra il fare e il guardare.
Si tratta di processi – lo ha ricordato in quell’occasione l’assessore Filippo del Corno – che hanno bisogno di un duplice apporto: da un lato l’appoggio delle istituzioni, dall’altro la progettualità attiva delle realtà competenti. Perché l’audience development, nella sua complessità, non può che essere un lavoro di squadra.
Maddalena Giovannelli