Alice Raffaelli, Barbara Novati e Roberta Racis entrano in scena quando la sala è ancora illuminata e gli spettatori stanno prendendo posto: con le braccia lungo i fianchi, il bacino in avanti e un passo deciso, procedono con andamento sinuoso simili a modelle che sfilano sulla passerella. Sul palco, tre televisori sono posizionati su un tappeto rosa, ma ad attirare l’attenzione sono soprattutto gli sguardi seducenti delle performer: i loro occhi, fissi sul pubblico, sembrano interpellare lo spettatore, impedendogli di rimanere indifferente. Party Girl, nuovo lavoro del coreografo Francesco Marilungo, affronta il fenomeno dell’oggettivazione del corpo femminile attraverso la rappresentazione del mondo della prostituzione. Particolarmente efficace è la scelta coreografica della composizione live, che riproduce il rapporto di dominio del cliente sulla sex worker, succube della sua volontà: una voce maschile impartisce ordini dal fondo della sala, chiamando ciascuna danzatrice e scandendone il ritmo e i movimenti sulla scena. Le danzatrici in questo modo ricevono un nome – il loro nome proprio: Alice, Barbara, Roberta – ma nel procedere della coreografia sembrano perdere gradualmente l’identità: i volti diventano inespressivi e i corpi non fanno altro che obbedire ai comandi, ripetendo in modo quasi ossessivo una sequenza di pose provocanti studiate per suscitare piacere, di gesti che diventano sempre più meccanici.
È questa ripetitività dei movimenti ad alienarle da sé stesse e a far perdere loro consapevolezza della propria umanità: la sensualità e l’erotismo iniziali svaniscono, i loro corpi perdono vita e diventano bambole, puro oggetto di desiderio. Il voyeurismo scatenato nel pubblico cede il passo a una reazione di disagio che aumenta col crescere della loro passività. Al comando «Ready to puppet!» le tre performer, illuminate in un cerchio di luce rossa, iniziano ad agitare il petto avanti e indietro in un movimento spasmodico, convulso e violento che sembra privarle di qualsiasi pensiero o emozione. E così, svuotate di ogni coscienza, continuano a muoversi, rallentando la velocità: il fumo invade la scena, le luci virano verso il blu e in questa atmosfera da night club iniziano a spogliarsi. È il momento del Party Girl, apice di questo processo di oggettivazione del corpo, che tuttavia riserva qualcosa di imprevisto: le tre danzatrici iniziano a ribellarsi alla voce fuoricampo che intima loro di fermarsi, continuando a danzare con gesti sempre più liberi e sciolti. Con un finale inatteso, Alice, Barbara e Roberta recuperano la propria umanità e rovesciano i rapporti di potere: ai comandi della voce maschile subentrano le loro risate, mentre le immagini notturne della strada proiettate sugli schermi all’inizio dello spettacolo vengono sostituite dalle riprese delle tre performer che camminano felici in riva al mare.
Giuditta Pistone
foto di copertina: Elisa Nocentini
PARTY GIRL
cast variabile composto da Alice Raffaelli, Roberta Racis, Barbara Novati, Flora Orciari, Agnese Gabrielli
luci e spazio Gianni Staropoli
assistente alle luci Omar Scala
video Gianmaria Borzillo, Francesco Marilungo
costumi Efisio Marras
produzione Körper
in coproduzione con MILANoLTRE Festival e Teatro delle Moire/Danae Festival
in collaborazione con Amat e Comune di Pesaro nell’ambito di “Residenze Marche Spettacolo”,
promosso da Mibact, Regione Marche e Consorzio Marche Spettacolo;
con il sostegno di Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’Arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale); Teatro Petrella di Longiano; Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – Capo Trave / Kilowatt Sansepolcro)
con il supporto di Did Studio / Nao Performing Festival, Gender Bender Festival
con il contributo di Teatro Pubblico Pugliese – Consorzio Regionale per le arti e la cultura /Compagnia Menhir e Comune di Ruvo di Puglia / Talos Festival; ResiDance XL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche, azione della Rete Anticorpi XL – Network Giovane Danza D’autore coordinata da L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino
con il contributo di MiC – Ministero della Cultura e Regione Campania
progetto vincitore del Premio Prospettiva Danza Teatro 2020
progetto vincitore di Cross Award 2020
Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MILANoLTREview