Una porta e una finestra da cui guardare all’esterno, oltre il limite della scena, verso il non visto di un paesaggio che sta “fuori”. Sono questi i significanti elementi scenici di Per prima cosa, lo spettacolo della Compagnia Teatrale Petra, scritto e diretto da Fabrizio Saccomanno, presentato a Primavera dei Teatri. Quel “fuori” è un indefinito sud Italia, un contesto senza tempo di fatica e povertà dove il palco sembra essere una cella claustrofobica ma protetta, messa gradualmente sempre più in pericolo.

Un fratello e una sorella (Fabrizio Pugliese e Antonella Iallorenzi) vivono in una condizione di alienazione: lui scrive lettere a un ministro, che forse non verranno mai spedite, e lei ricorda (o immagina) a partire da piccoli segreti racchiusi in una scatola. Un tavolo, una sedia, una panca sono gli unici arredi di una casa semplice, ultimi oggetti di cui i fratelli dovranno via via liberarsi per andare a sanare, presumibilmente, un qualche debito: una perdita di cui lo spettatore non saprà niente e che assume per questo una valenza quasi metafisica.

La struttura drammaturgica dello spettacolo disegna una quotidianità sempre uguale, senza via di scampo, mentre le luci di Angelo Piccinni (che firma anche le scene) scandiscono con efficace semplicità il passare implacabile del tempo. Parola e memoria si mescolano in una lingua sporca, dal sapore antico, unione di diversi dialetti. Si può capire o non capire il significato esatto delle singole parole, ma i pochi gesti sono eloquenti di una quotidianità che si accartoccia e chiude se stessa: si può guardare attraverso degli spiragli, ma fuori non c‘è nessuno.

Per prima cosa è un altro tassello di un mosaico che racconta il sud, con uno sguardo che denuncia senza giudicare, con profonda empatia per una condizione umana di emarginazione e povertà. Una vera e propria vocazione, quella di Saccomanno e Pugliese (Compagnia Ura Teatro) da sempre attenti alle voci capaci di raccontare le identità culturali, condivisa ora con i fondatori della compagnia Petra (Iallorenzi e Piccinni), profondamente radicata nella sua terra lucana.

Sembra emergere, in questo spettacolo, un interesse a dare voce alle tante esistenze invisibili, a mostrare quella periferia del mondo che assiste con rassegnazione alle trasformazioni di una contemporaneità sempre più lontana e inafferrabile. Ed è, questa, una condizione raccontata di frequente dalle drammaturgie di Primavera dei Teatri: in questa come nelle precedenti edizioni, il festival ha mostrato un particolare attenzione alle nuove scritture capaci di raccontare il sud in prospettiva non solo cronachistica.  Il mondo “tremulizza”, e nel piccolo rifugio della scena, isolamento e protezione sono due opposti che non lasciano scampo. Se da una parte consentono di sperare, dall’altra trasformano la speranza in un’illusione: si può trovare salvezza solo nel ricordo e nell’immaginazione?

 

Francesca Serrazanetti

 

Per prima cosa 

Compagnia Teatrale Petra
di e con Antonella Iallorenzi, Fabrizio Pugliese
scritto e diretto da Fabrizio Saccomanno
luci e scene Angelo Piccinni
produzione Compagnia Teatrale Petra
in collaborazione con Ura Teatro
prodotto con il sostegno di Residenza Teatrale di Novoli – Associazione Principio Attivo Teatro – Factory Compagnia Transadriatica