Due festival divisi da 400 chilometri, un’artista dedita da molti anni a un teatro di narrazione e denuncia, una compagnia calabrese al suo debutto sulla scena, una santa francese, una figura mitica tra le più controverse della tradizione greca, una scrittrice tedesca della DDR, una drammaturga americana attivista per la causa LGBT. Il filo rosso che congiunge Pergine Spettacolo Aperto e Kilowatt Festival porta il nome di due grandi donne: da una parte Medea con lo studio teatrale di Giuliana Musso Odiare Medea. Il sogno del patriarcato ispirato a Christa Wolf, dall’altra Giovanna d’Arco della compagnia pupilunari con Giovanna d’Arco. La rivolta, con la drammaturgia di Carolyn Gage.
Odiare Medea è nato su richiesta esplicita della direzione artistica di Pergine Spettacolo Aperto, che ha invitato la Musso a riflettere sull’argomento dell’identità di genere, tema di questa edizione del festival. L’attrice e regista ha deciso quindi di rivolgere la sua attenzione a monte, al patriarcato come sistema di pensiero che ancora oggi permea in modo sottile ma pervasivo ogni aspetto della società. La prima parte dello spettacolo – presentato in forma di studio – è costituita da una lettura scenica che cita la saggistica scientifica internazionale dedicata alla contrapposizione tra sistema patriarcale e matriarcale. Le parole di Maria Gimbutas, Fritjof Capra, Riane Eisler si intrecciano con riflessioni personali di Giuliana Musso, da anni dedita allo studio di tematiche riguardanti il rapporto tra femminile e maschile e la violenza presente nella società contemporanea. Ulteriore, riuscitissima mescolanza, quella tra le parole e il canto a cappella di Claudia Grimaz che dialoga con la Musso attraverso musiche di diverse epoche, stili e provenienze geografiche.
La seconda parte del lavoro riprende invece il precedente spettacolo La città ha fondamento sopra un misfatto, tratto dal celebre romanzo di Christa Wolf “Medea. Voci”. La scrittrice tedesca tratta la versione pre-euripidea del mito, collocandola nel momento di passaggio dall’antica società matrilineare e votata alla condivisione a quella patriarcale caratterizzata dalla guerra e dalla sopraffazione. Giuliana Musso dà prova di grande talento interpretativo, incarnando i diversi personaggi della vicenda, caratterizzandoli con minime variazioni di tono di voce e di movimenti fisici. Nella scena vuota, la frattura tra il primo e il secondo segmento narrativo si manifesta in maniera un po’ troppo esplicita, eppure i due momenti appaiono complementari uno all’altro, componendo un quadro preciso dove emerge chiaramente la doppia natura della Musso: donna in prima fila nella rivendicazione di una lotta femminile prima ancora che femminista e artista dalla raffinatissima gamma di sfumature.
A Sansepolcro va invece in scena la storia di Giovanna d’Arco nella versione di Carolyn Gage: la drammaturga americana riscrive la storia della Pulzella d’Orleans per raccontare una fase personalissima della propria vita privata, la scoperta dell’omosessualità dopo anni di matrimonio e l’inizio del suo percorso di attivismo. Il testo fa rivivere la figura di Giovanna accompagnandola attraverso l’infanzia e l’adolescenza, componendo un affresco storico accurato e spietato del XV secolo francese grazie a numerose fonti, tra le quali anche gli atti del processo che condannerà Giovanna al rogo.
Al termine di questo percorso di studio, davanti agli occhi dello spettatore non c’è più Santa Giovanna d’Arco, ma Jean Romée, ragazza anoressica, androgina, con un rifiuto assoluto verso il sesso. Pervicacemente attaccata alle proprie convinzioni, Jean si scopre finalmente lesbica, atea e furibonda davanti a un mondo dominato dagli uomini, in costante lotta con una tradizione che la vorrebbe remissiva. Anche in questo caso, l’attenzione è tutta rivolta all’intensità dell’unica interprete in scena: Valentina Valsania è elettrica, pervasa da un’energia irrequieta che si irradia anche nella scenografia dominata dalla luce dei led. Nella regia di Luchino Giordana e Ester Tatangelo infatti l’unico modo che Giovanna d’Arco ha di tornare in teatro è travestirsi da uomo, fare il tecnico luci e raccontare la propria storia mentre è intenta ad arrampicarsi sulla scala per sistemare le americane e le gelatine sui fari. Ben sostenuto nel ritmo, lo spettacolo tradisce una certa ripetitività di concetti: è la stessa regista a rivelare, nel corso di un incontro col pubblico, come il divieto della Gage abbia impedito tagli consistenti che avrebbero alleggerito la struttura dell’opera.
Entrambi i lavori, diversissimi per soggetto, finiscono per trattare in maniera simile il macro-tema del femminismo attraverso una prospettiva piuttosto netta che contrappone risolutamente la dimensione femminile a quella maschile. Inevitabile quindi una riflessione più ampia che, allontanandosi dal puro fatto teatrale, si interroghi sull’effettiva portata di opere come queste. Nonostante l’indiscutibile valore storico legato alle figure protagoniste, e la cogente attualità (nella cronaca come nella politica) dei temi trattati, sorge il dubbio se da un punto di vista artistico sia ancora necessario utilizzare questi paradigmi per parlare di femminismo. All’alba del 2017 il confronto tra maschile e femminile deve essere raccontato solo come conflitto? Ribadendo l’urgenza che i diritti delle donne e la loro condizione sociale debbano rimanere di primaria importanza nel dibattito pubblico, resta la sensazione che si possano abbracciare frange più contemporanee della riflessione femminista, spingendosi oltre i paradigmi già conosciuti di “rifiuto, rottura e lotta”. Se il teatro è il luogo in cui una comunità si incontra e si riconosce, al teatro è chiesta la funzione di elaborare nuove forme di narrazione della convivenza uomo-donna che superino la dualità di genere e ruolo, puntando lo sguardo non solo a un passato doloroso, ma verso orizzonti in cui sia possibile una soluzione diversa in termini di realizzazione identitaria.
Chiara Marsilli
Odiare Medea. Il sogno del patriarcato
di e con Giuliana Musso
musiche: Claudia Grimaz e Andrea Mazzacavallo
produzione: La Corte Ospitale
Visto a Pergine Spettacolo Aperto il 7 luglio 2017
Giovanna d’Arco. La rivolta
di pupilunari
testo Carolyn Gage
Visto a Kilowatt Festival il 19 luglio 2017