Polifonia è una molteplicità interna a un solo organismo. Tante voci diverse per un solo risultato. Fattoria Vittadini, per il suo essere un collettivo e per la sua specifica unione di singolarità e gruppo, è per sua stessa natura polifonica: più voci indipendenti compongono un’unica entità, sia nelle singole coreografie, sia nel progetto generale del gruppo. Questa caratteristica permette di scoprire in ogni spettacolo (diretto da coreografi sempre diversi) un nuovo, sorprendente, mobile orizzonte, come se la ricerca non si fermasse mai a una risposta, a un solo stile o a un riferimento preciso. Questo continuo cambiamento, segno di totale libertà, dà una carica fresca, dirompente, innovativa, coinvolgente a ogni performance del collettivo. Tuttavia porta con sè un rischio: per quanto peculiare del gruppo e per quanto ne riassuma le specificità, non descrive niente di specifico. La cifra di Fattoria Vittadini, così idealmente efficace, nella pratica si rivela un’arma a doppio taglio, soprattutto nei momenti in cui vengono esagerate le varietà e le molteplicità delle rappresentazioni presenti in un unico spazio scenico, tanto da rendere indistinta un’identità multiforme. Allora lo spettatore può sentirsi a disagio perché, oltre a non avere tempo per pensare (il che non è sempre un fatto negativo), quasi non ha modo di guardare tutto quello che gli passa davanti gli occhi. E se pure è vero che non c’è niente di meglio che vedere rappresentata la diversità delle situazioni e delle persone (My True Self.revisited), l’andare oltre a un unico quadro (To this purpose only) e l’accostare diverse immagini in un solo contesto (Vanitas), ciò avviene al meglio quando in tutti questi elementi è possibile trovare un “filo”, che aiuta a non perdersi. Eppure sarebbe difficile raggiungere lo stesso risultato, a più voci, percorrendo una via differente, senza il rischio di eccedere. E se anche fosse possibile, probabilmente non saremmo pronti a rinunciare, per un poco di coerenza e ordine in più, alla polifonia, al caos, alla diversità, perchè questo comporterebbe il lasciarsi alle spalle anche il principale strumento, talvolta sconvolgente, con cui Fattoria Vittadini, in uno spettacolo chiuso nel tempo e limitato nello spazio, sa descrivere la vita e la verità: quella continua metamorfosi che è in grado di toccarci e scuoterci nel profondo.
Lidia Melegoni