di Tobia Rossi
regia di Manuel Renga
visto al Teatro Libero di Milano_15_19 aprile 2014
Ai margini del paese c’è un bosco: lì due ragazzi si incontrano per la prima volta, dopo essersi conosciuti in chat. Da questo luogo liminale prende avvio Portami in un posto carino, un testo in cui si intrecciano, con abilità compositiva, i desideri, le frustrazioni e le paure di quattro personaggi prigionieri della provincia in cui vivono. Con una scrittura dal ritmo vivace e incalzante e un linguaggio decisamente contemporaneo, il giovane drammaturgo Tobia Rossi tratteggia i profili di Carlo (Daniele Pitari) e Christian (Tomas Leardini), di Giada (Chiara Anicito) e Annina (Elisabetta Torlasco), tutti inestricabilmente legati dal desiderio di un amore che non riuscirà mai ad essere del tutto corrisposto. Carlo lo insegue con ostinazione e fiducia e lo trova in Christian, un ragazzo confuso e tormentato al punto da vivere parallelamente tre diverse esistenze: fidanzato di Giada, compagno degli incontri clandestini di Carlo e testimone (o co-autore?) del violento pestaggio omofobo che costa la vita al giovane Alex.
La controparte femminile condivide la ricerca dell’amore che anima Carlo, ma con esiti meno fortunati: Giada, ricca figlia “delle raffinerie”, è pronta a tutto pur di mantenere accanto a sé Christian, con il quale si era immaginata un futuro a cui non è disposta a rinunciare, mentre Annina, titolare del salone di bellezza del paese, vede continuamente frustrato il desiderio di rendere stabile la propria relazione.
I quattro attori danno vita con credibilità a personaggi in cui ciascuno riconosce, se non qualcosa di sé, almeno un’ombra o un frammento di vite che gli è capitato di incrociare: Portami in un posto carino ha il grande pregio di raccontare il presente evitando ogni tipo di stereotipo o di caricatura e di restituirne un ritratto del tutto credibile ed equilibrato, frutto di un’osservazione lucida della nostra società e di uno sguardo attento e affettuoso sull’umanità che la compone. L’insoddisfazione dei personaggi, a ben guardare, è spesso determinata dalla mancanza di un vero contatto con i propri desideri: Giada insegue Christian pur nell’impossibilità di essere davvero ricambiata da lui (e dunque condannandosi all’infelicità), Christian, in crisi con la propria identità sessuale, rifiuta di riconoscere la profondità del legame con Carlo. Agisce in loro il tentativo disperato di conformare la propria esistenza ai modelli proposti (o meglio, imposti) dal contesto sociale: una tendenza che si rivelerà distruttiva per entrambi.
La narrazione procede per quadri ben collegati tra loro dalla regia di Manuel Renga, che stupisce lo spettatore con scelte musicali interessanti e sempre appropriate, attingendo ad un repertorio che va da Luigi Tenco a Damien Rice. La bravura e l’impegno dei giovani artisti coinvolti – che si fanno carico di tutti gli aspetti della messinscena – si rivela il punto di forza di uno spettacolo capace di restituire, con tratto acuto, voci che appartengono alla nostra quotidianità fatta di miserie e speranze.
Alice Patrioli