Quali sono le vostre impressioni a caldo sulla performance di questa sera?
È stata sicuramente una performance originale, molto coraggiosa. Però, a volte, il contrasto di stili era esagerato: si passava da un momento parodico a uno serio senza soluzione di continuità.

Fulvio, 66 anni, pensionato

Lo spettacolo è riuscito per l’obiettivo che si è posto, ossia la relazione tra gesto e suono. È il suono che deriva dal gesto, ma poi diventa il gesto a derivare dal suono. Devo ammettere però che, in alcuni punti, l’ho trovato faticoso e non per i tratti trash.

Emilio, 21 anni, danzatore

Domani sera torno con la mia amica e facciamo noi lo spettacolo. Io porto la farina, lei le uova e facciamo una bella mousse, verrà benissimo! Adesso ci ridiamo su, ma la performance proprio non aveva sostanza.

Silvia, 50 anni, imprenditrice

Ho trovato molto stimolante prendere una gestualità quotidiana e porre su di essa un’attenzione diversa, esasperata, che rimanda a un immaginario differente. Ho apprezzato l’atmosfera, la stravaganza, il personaggio del cuoco (che sembrava appena uscito da un cartone animato), ma devo dire che lo spettacolo in sé risultava poco dinamico! Anche il finale non è risolto adeguatamente: il performer mostra semplicemente il piatto ed è ciò che tutti si aspettano.

Giovanna, 41 anni, coreografa

Ho apprezzato il tentativo di smuovere nello spettatore la voglia di guardare la vita quotidiana in modo inedito: dentro ogni singolo gesto della nostra vita, per quanto esso sia abitudinario o svolto distrattamente, si cela un universo emotivo, visivo, sensoriale. Indagare questi luoghi è indispensabile per ritrovare una propria identità. Evitiamo di essere impermeabili alla vita!

Luca, 38 anni, scrittore

Come valutate la doppia forma di fruizione: recitazione dal vivo/ immagine video proiettata?
L’immagine video attirava maggiormente la mia attenzione ma, quando me ne accorgevo, mi costringevo a tornare con lo sguardo al performer in scena. Mi sono concentrata molto sullo scarto fra i due tipi di comunicazione e su come il video amplificasse, e deformasse, l’altro.

Alda, 55 anni, insegnante

Il doppio canale è indubbiamente stimolante. Ultimamente mi è capitato spesso di vedere spettacoli che si servono di questa modalità affinché lo spettatore si interroghi su ciò che sta vedendo: realtà o proiezione? Un diverso punto di vista rende diversa anche la sostanza di ciò che vedo?

Riccardo, 22 anni, studente di economia

C’è secondo voi un messaggio che l’ideatore/regista ha cercato di trasmettere? Se sì, quale?
A dir la verità, non saprei proprio identificare un messaggio specifico. Apprezzo il quadro estetico che si è venuto a creare grazie a movimento, immagini, suoni. Ciò che mi è arrivato è la suggestione e l’originalità dell’idea.

Barbara, 54 anni, bibliotecaria

Credo sia giusto domandarsi la ragione dell’ironia che permea l’intero spettacolo di Navid Navab. Lo spettacolo sembra riprendere una puntata di “MasterChef”, che ormai fa parte dell’immaginario televisivo collettivo, e la problematizza con intelligenza.

Riccardo, 22 anni, studente di economia

Credo che l’intento primario di Navid Navab sia quello di partire da elementi quotidiani, come appunto la cucina, senza aggiungere particolari significati concettuali. Certo, nel finale viene presentato un quadro culinario che assomiglia un po’ ad alcune opere di Pollock, ma non so quanto sia giusto concentrarsi su questo rimando: si tratta più di una mia suggestione personale. Forse la soluzione è più semplice e ingenua: c’è in scena un cuoco all’opera e lo spettacolo non può che concludersi con la presentazione del suo piatto.

Ettore, 21 anni, danzatore

Chiara Carbone e Andrea Malosio

Practices of Everyday Life | Cooking
regia Navid Navab
regia Michael Montanaro
Visto a MilanOltre il 10 ottobre 2017

Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView