Artaud e Derrida: teatro della crudeltà e decostruzione – Arianna Bianchi – Stratagemmi 6

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Descrizione

Descrizione

Per lanciare questo grido mi svuoto.
Non d’aria, ma della stessa potenza del rumore.
Innalzo davanti a me il mio corpo d’uomo.
E avendo gettato su di esso l’occhio di una misurazione orribile, lo costringo pezzo per pezzo a rientrare in me.

Antonin Artaud

La domanda intorno alla funzione del teatro, al suo senso ultimo, contrassegna la storia dell’uomo sin dalle sue origini; luogo di raccoglimento, di riflessione, di protesta, lo spazio teatrale solleva interrogativi mai risolti circa la valenza del luogo scenico, ma anche circa il significato dell’uomo che lo abita – come autore, attore – o che vi partecipa – come spettatore. Il teatro è la sede del riconoscimento originario, lo specchio in cui Narciso può ritrovarsi, ma anche il luogo della separazione, nella sua rigida divisione segnata dal palcoscenico, ed è per questo l’incarnazione della soglia ideale, quel non-luogo sempre in relazione e in tensione tra un “al di qua” e un “al di là” che esistono proprio in virtù della loro reciprocità. Spazio dell’io, della memoria, dell’artificio illusorio.

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