Editoria e teatro – Taccuino – Stratagemmi 23

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Descrizione

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Con la prima edizione di BookCityMilano (16-18 novembre), il capoluogo lombardo si candida a diventare un punto di riferimento e una vetrina per giocare la partita dell’editoria in questi momenti di dura crisi per editori, librai e autori. Stratagemmi non manca all’appuntamento e con il Taccuino di questo numero indaga i rapporti tra il teatro fatto sul palco e quello che si pubblica. Quante case editrici pubblicano ancora testi di teatro oggi? E chi sono gli autori? Quanto pesa la crisi su un settore già di per sé considerato di nicchia e rivolto a un gruppo di addetti ai lavori? Che influenza può avere l’incedere del digitale? Sono solo alcune delle domande che abbiamo rivolto ai nostri interlocutori. Sono i direttori delle collane di teatro di grandi e piccole case editrici, alcune esclusivamente specializzate in pubblicazioni teatrali, come Titivillus ed Editoria e spettacolo, altre che riservano al teatro una o più collane, come Einaudi e Laterza. Senza pretesa di esaustività (troverete diversi accenni a case editrici indipendenti, ma anche aperture a orizzonti non esclusivamente editoriali, come nel caso della recente acquisizione del fondo Ubu libri da parte di Fondazione Mondadori), abbiamo mappato un panorama vivace, complesso, in movimento, nonostante la crisi.

Le testimonianze che abbiamo raccolto restituiscono tutte i volti dell’editoria teatrale: dai classici del Novecento alle pubblicazioni accademiche, dalle monografie specializzate alla narrativa firmata da autori di teatro, dagli esperimenti in digitale fino alle drammaturgie contemporanee. C’è chi sottolinea come il libro di teatro sia diverso dal romanzo: è piuttosto un “libro di servizio” da far girare tra gli addetti ai lavori, per diffondere e far conoscere l’opera, anche per perpetuarne la memoria. Chi, come Ascanio Celestini, sperimenta forme narrative e ottiene uno straordinario successo lontano dell’etichetta ‘teatro’. C’è chi non rinuncia a pubblicare nuove scritture: ma è una continua sfida, perché scegliere quali nuovi autori mettere su carta non è mai semplice.

Per tutti, le difficoltà dell’editoria teatrale sono da ricondurre non solo alle condizioni critiche del mercato dell’editoria o al crollo dei sostegni pubblici e privati, ma anche alla peculiarità della materia, che richiede un approccio alla lettura non facile né immediato ed abitudini alla consultazione del testo teatrale più diffuse all’estero che in Italia. Tutti si dimostrano teoricamente aperti ai new media e al digitale, un’opportunità da cogliere ma i cui proventi economici non sono ancora certi e che presuppone comunque una riflessione preventiva: ma siamo sicuri che abbia senso parlare di e-book per un testo teatrale? Qualcuno tenta la scommessa: lo farà Mattia Visani con la sua Cue Press, casa editrice interamente digitale. Ma lo spiega con acume anche Oliviero Ponte di Pino (che alla sua esperienza di direttore editoriale unisce quella di critico teatrale), nella prima intervista del Taccuino: “Oggi è diventato ancora più facile produrre libri (grazie al pc prima e al print-on-demand poi) mentre è più difficile distribuirli (se sono di carta). Così assistiamo a un aumento teorico dell’offerta, con minori filtri e selezioni, ma a una progressiva marginalizzazione di un settore già marginale. Intanto i libri di teatro (e cinema) faticano a trovare uno sbocco sul versante degli ebook: ma qualcosa probabilmente sta già iniziando a succedere”. Ed è di questo qualcosa, soprattutto, che vogliamo (e dobbiamo) parlare oggi.

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