“Guerre di media intensità” di Gianfrancesco Turano – Taccuino – Stratagemmi 7

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Descrizione

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Di pregiudizi sul teatro oggi ne sopravvivono tanti. Uno, tra i più ingannevoli: che su una scena non si possa rappresentare la realtà mentre questa accade, né tanto meno che da una scena si possa offrire una prospettiva critica in grado di porre questioni e suscitare dibattito. Che non valga più la pena, cioè, di affidare al teatro una riflessione di tipo civile o, più propriamente, politica e sociale.
Questo Taccuino è una provocazione che dimostra il contrario. Nelle pagine che seguono, tra intreccio drammatico e contenuto politico, leggerete un copione che racconta la guerra in Iraq
tutt’ora in corso. Con le parole dell’autore (riportate nell’intervista a pagina 153), si tratta di un tentativo brechtiano di rappresentazione del mondo. Parlare di Iraq, a distanza di cinque anni e da
un palco? Ci prova Guerre di media intensità, il testo di Gianfrancesco Turano che “Stratagemmi” pubblica integralmente e in esclusiva. È stato scritto nell’autunno del 2003, a pochi mesi
dall’inizio del conflitto, tra la rielezione di George W. Bush e la cattura di Saddam Hussein. In scena, stretti in ambienti claustrofobici e scuri, vanno sei personaggi. Si mescolano e si ritrovano sullo stesso campo da gioco – secondo uno schema di narrazione non lineare – per spiegare che questa guerra, come tutte le guerre, “è una scienza esatta”. Che si conduce e si vince misurando il coefficiente di tolleranza del nemico e il massimo grado di sgomento consentito tra i civili. È una guerra giusta per definizione, che “rilancia le opere pubbliche e accresce la popolazione”. È una guerra dove, se Osama Bin Laden stipulacontratti a termine con i servizi segreti degli Usa per registrare  video da mostrare al mondo, allora è anche lecito che il Presidenge giochi alla playstation mentre inveisce contro il suo ex amico baffuto. Intanto un generale, uomo di molta influenza, fa la figura del “povero negro ringredinido” davanti alle Nazioni Unite. Alla fine, il vangelo è uno: tutte le mezze verità non fanno l’unica verità taciuta. Ma questa è la consuetudine, questa è la legge (“perché l’ingiustizia è materia prima, la giustizia manufatto”), questo il palliativo con cui ci si rincuora davanti alle pagine dei giornali, la lente con cui si confondono le immagini ai notiziari in tv.

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