Stratagemmi 23 [cartaceo]

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Descrizione

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Con la prima edizione di BookCityMilano (16-18 novembre 2012), il capoluogo lombardo iniziava il suo percorso per diventare un punto di riferimento e una vetrina per giocare la partita dell’editoria in anni di dura crisi per editori, librai e autori. Stratagemmi non è mancato all’appuntamento e con il Taccuino di questo numero ha indagato i rapporti tra il teatro fatto sul palco e quello che si pubblica. Quante case editrici pubblicano ancora testi di teatro oggi? E chi sono gli autori? Quanto pesa la crisi su un settore già di per sé considerato di nicchia e rivolto a un gruppo di addetti ai lavori? Che influenza può avere l’incedere del digitale? Sono solo alcune delle domande che abbiamo rivolto ai nostri interlocutori. Sono i direttori delle collane di teatro di grandi e piccole case editrici, alcune esclusivamente specializzate in pubblicazioni teatrali, come Titivillus ed Editoria e spettacolo, altre che riservano al teatro una o più collane, come Einaudi e Laterza. Senza pretesa di esaustività (troverete diversi accenni a case editrici indipendenti, ma anche aperture a orizzonti non esclusivamente editoriali, come nel caso della recente acquisizione del fondo Ubu libri da parte di Fondazione Mondadori), abbiamo mappato un panorama vivace, complesso, in movimento, nonostante la crisi.
Le testimonianze che abbiamo raccolto restituiscono tutte i volti dell’editoria teatrale: dai classici del Novecento alle pubblicazioni accademiche, dalle monografie specializzate alla narrativa firmata da autori di teatro, dagli esperimenti in digitale fino alle drammaturgie contemporanee. C’è chi sottolinea come il libro di teatro sia diverso dal romanzo: è piuttosto un “libro di servizio” da far girare tra gli addetti ai lavori, per diffondere e far conoscere l’opera, anche per perpetuarne la memoria. Chi, come Ascanio Celestini, sperimenta forme narrative e ottiene uno straordinario successo lontano dell’etichetta ‘teatro’. C’è chi non rinuncia a pubblicare nuove scritture: ma è una continua sfida, perché scegliere quali nuovi autori mettere su carta non è mai semplice.

Nella sezione Studi il fil rouge è invece il teatro come medium per comprendere e approfondire la realtà:
Profonda è la traccia rimasta nei testi e nelle rappresentazioni della figura e delle istanze politiche di Lodovico il Moro, signore con cui Milano si protende verso l’età moderna: proprio alla sua committenza si deve il rifiorire teatrale in questo luogo-chiave nell’Italia del XV secolo.
Riletture e rappresentazioni di Medea e del mito degli Argonauti fioriscono nei territori della ex Jugoslavia a cavallo tra secondo e terzo millennio.
Il drammaturgo uruguagio Sergio Blanco utilizza l’archetipo di Cassandra – la sacerdotessa di Apollo vittima della faida famigliare degli Atridi – per raccontare l’Atene del XXI secolo.
La traduzione di Pasolini dell’Agamennone eschileo è il punto di partenza di un lavoro di Pietro Conversano, allestito a luglio 2012 nell’anfiteatro romano di Ancona.
Infine due contributi curati dall’associazione Quinto secolo riflettono sulle criticità della rappresentazione del teatro antico a partire dall’esperienza del ciclo di incontri “I classici a teatro”.

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