Protogonos, letteralmente il “primo nato”, elemento di luce primordiale e fondante del creato, vive attraverso i tre corpi, delle danzatrici di Dueditre. Diversi quadri coreutici si alternano sul palco dell’Elfo Puccini: si inizia con una prigione, una gabbia di led luminosi disposti a triangolo che incatena le performer in uno spazio piccolissimo, dove le danzatrici si muovono sinuosamente verso l’alto sulle note di una musica fredda e psichedelica, quasi alienante. Le prigioniere non si parlano tra loro, ma sembrano comunicare con un’entità superiore. “Cosa ci sarà là fuori?” Sembrano chiedersi e noi con loro. Intorno tutto è buio: la scena è illuminata soltanto dal candore dei loro abiti su cui riflette la luci dei led. Eccole allora iniziare ad esplorare il palco: seguono i bastoni luminosi come fossero serpenti in cerca della preda o come marinai avidi di terra. La luce non sembra tuttavia essere il fine quanto piuttosto il mezzo di questa ricerca: è lei la loro guida e infatti, mentre danzano, è la luce a ricordare loro il compito da portare a termine. Lo scopo è quello di scandagliare per archiviare, acquisire informazioni per conservare ciò che trovano, farne bagaglio verso una nuova terra. Ecco allora apparire sullo sfondo uno schermo luminoso che mostra le più grandi opere d’arte di tutti i tempi: è ciò che verrà conservato nella fondazione di una nuova civiltà! La luce, coperta a tratti dai corpi delle interpreti, esplode in bagliori accecanti: i bastoni luminosi sono ora diventate spade che tagliano l’aria per farsi largo nella jungla oscura e informe che le circonda. Poi di colpo la musica cambia: diventa calda e orchestrale. Un lungo tappeto color sabbia entra in scena: il deserto. Eccola, bellissima, presentarsi in veste greca, la danzatrice si contorce in quest’abito che, come una membrana, la racchiude al suo interno. Come un bozzolo di un baco da seta si apre e si libera una nuova Venere, nuda, nata dalla sabbia. Ora è viva e in questa nuova terra, può rinascere, può respirare, scegliere chi vuole diventare. Le possibilità per ognuno di noi sono ancora infinite. Protogonos c’est moi!
Alice Moretti
Protogonos
coreografia e interpreti Vittoria Franchina, Michela Priuli, Elena Valdetara
musica Anne Germanique, Simone Gallo, Riccardo Roselli
residenze DanceHauspiù, Associazione Sosta Palmizi
Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView