A partire da un nome iconico come ‘Fattoria Vittadini’, lo spettatore può aspettarsi molte cose. Scartata l’ipotesi di un riferimento a Orwell, il milanese più esperto si accorge dell’omaggio che questo vuole essere all’Accademia Paolo Grassi, che sorge sulle ceneri della latteria che si chiamava – appunto – Fattoria Vittadini. Avendo assistito a più eventi della rassegna It’s a little bit messy, mi è capitato spesso di riflettere su questo nome. Come in ogni fattoria che si rispetti, anche nella (ormai non tanto) giovane compagnia, ogni animale ha il suo spazio e la sua personalità. E dall’interazione di queste bestie esuberanti, emerge un particolare sentimento di irriverenza, che dà a ogni spettacolo e performance un gusto proprio. La ricchezza è data dalla presenza di diverse menti creative, che quando lavorano insieme si espandono e si moltiplicano.
Un consiglio per questi danzatori? Forse proprio di continuare sulla linea di una sana provocazione. Partecipare a una loro messa in scena provoca un peculiare stato di soggezione: sai come entri, non sai come ne uscirai. Tra esibizioni più o meno nuove, più o meno riuscite, so per certo che nessuna mi ha lasciato indifferente. Ognuna di queste ha avuto la capacità, al di là delle preferenze personali in fatto artistico, di darmi qualcosa da discutere con i miei colleghi o tra me e me, all’uscita dalla sala. Questo perché i Vittadini sanno prenderti per mano, accompagnarti e abbandonarti. Non cercano consenso, ma comprensione a un livello profondo.
Vedere una capacità critica che pervade tutto il gruppo è inevitabile; la sperimentazione continua non lascia mai scadere nel banale. Per questo le tematiche sono inquadrate da angolazioni sempre nuove ed efficaci.
Prendendo il caffè in un bar che frequento da anni in zona S. Ambrogio, mi è di recente caduto l’occhio su un oggetto appeso al muro che non avevo mai notato: un vassoio di metallo dal gusto vintage, pubblicità della latteria Vittadini. Chi si immaginava che questo nome avrebbe mai potuto rivelarsi così evocativo.

Silvia Baldo