C’è un momento in Grip, quando Riccardo Olivier si insinua tra il pubblico cercando una concreta collaborazione per la riuscita dello spettacolo, in cui, nonostante si rimanga sprofondati in poltrona, si deve rinunciare a rilassarsi. La platea si divide allora tra chi guarda a questa partecipazione interattiva con eccitazione ed entusiasmo, e chi invece vorrebbe smaterializzarsi per evitare ogni confronto, rivendicando la tranquillità di una visione immune da qualsiasi tipo di coinvolgimento. Eppure, dopo l’incertezza iniziale, anche lo spettatore più intimidito può sentirsi a proprio agio: quella di Grip è una partecipazione morbida anche se coatta, si diventa parte attiva in una dimensione, protetta, raccolta. Se Grip non lascia la possibilità di recedere, con iLove Fattoria Vittadini concede allo spettatore l’occasione di insinuarsi nell’intima rete di una relazione di coppia – quasi potesse spiarla dal buco di una serratura – mentre con To this purpose only è la spinta provocatoria dello spettacolo a chiamare direttamente in causa la platea attraverso la critica polemica nei confronti del nostro paese. È interessante notare come la compagnia abbia sviluppato in modo quasi spontaneo performance particolarmente incentrate sullo scambio e la reciprocità: ai gesti dei protagonisti corrisponde immediata la risposta degli spettatori. In questo senso i temi proposti, in stretta dipendenza dalle scelte coreografiche e scenografiche, innescano diverse possibilità di sviluppo: se in alcuni casi la replica del pubblico si fa imprescindibile, in altri momenti c’è il rischio che possa diventare un’amplificazione un po’ eccessiva e ridondante. Rimane però da sottolineare come questa sottile relazioni riveli una certa corresponsabilità, una consapevolezza reciproca che permette allo spettatore di non sentirsi solo, ma di sperimentarsi parte di un tutto spettacolare, nel quale esercitare la propria funzione. Il consiglio per quella schiera di spettatori timidi e intimoriti è di non rinunciare alla spinta di questa molla che ci fa sentire tutti un po’ Vittadini!
Elisabetta Cantone