coreografia di Yang Jiang
visto al CRT Milano _ 6-10 maggio 2015
Internazionalità, sinergie, messa in rete. Le parole chiave ripetute come un mantra nella Milano di Expo sembrano trovare una realizzazione concreta nel progetto Puzzle Me!, che apre il cartellone aprile-ottobre nel CRT Milano.
Undici danzatori in scena e quattro personalità artistiche di eccellenza: il coreografo cinese Yang Jiang, la scenografa Margherita Palli, la stilista Colomba Leddi, e il musicista Feng Man Tian. A rendere possibile l’intero processo creativo è stata la collaborazione tra la Tsinghua University di Pechino e NABA di Milano, che hanno messo a disposizione del progetto insegnanti e studenti, con l’obiettivo di unire professione e didattica.
Ambiziose le premesse, sorprendente il risultato: in soli due mesi di lavoro le imponenti personalità artistiche coinvolte sembrano aver trovato una strada per amalgamarsi, mettersi al servizio del progetto, ascoltare le esigenze reciproche. Un’armonia e un’omogeità che non erano da darsi per scontate neanche tra i performer: gli undici danzatori (provenienti da Regno Unito, Spagna, Filippine, Ucraina, Francia, Brasile, Argentina) hanno portato in dote a Puzzle Me! formazioni coreutiche assai differenti, che il coreografo è riuscito a fondere in un linguaggio comune. Allo stesso modo hanno agito Margherita Palli, Colomba Leddi e Luciano Romano, tessendo un dialogo continuo tra i colori delle proiezioni video, quelli dei costumi e i materiali della scenografia. E se il sovrapporsi di ‘mani’ diverse può talvolta generare un eccesso di segni, qui il gusto condiviso per un sobrio minimalismo sembra aver stornato il rischio: i corpi dei danzatori paiono valorizzati – e non sommersi – dagli elementi messi in campo.
Il dialogo tra oriente e occidente sembra essere stato di ispirazione per tutti gli artisti coinvolti, attenti a non fermarsi allo stereotipo culturale. Margherita Palli ha accostato materiali che potessero costituire un omaggio a due saperi dalla lunga storia: forme leggere di carta sospese nell’aria, materiali high tech semitrasparenti per supportare le proiezioni. E così anche Colomba Leddi ha evocato – attraverso costumi elegantissimi, ma capaci di seguire il vorticoso movimento dei performer – modelli e colori tradizionali e, allo stesso tempo, le più recenti tendenze stilistiche.
Osservare il fecondo risultato della collaborazione di diverse eccellenze induce a qualche riflessione su quello che sarebbe potuto accadere in occasione di Expo all’Open Air Theater: sarebbe stato interessante, invece della multinazionale canadese Cirque du Soleil, vedere artisti e maestranze nostrane all’opera.
Maddalena Giovannelli