Può capitare che nell’ecosistema particolarissimo delle mura domestiche, quando mamma gatta partorisce, un figlio maschio della cucciolata precedente cerchi avidamente le sue attenzioni, arrivando addirittura a comportarsi nei confronti dei nuovi arrivati come una goffa balia. La madre, diffidente da queste ipocrite premure, si mostra scostante e addirittura aggressiva, costringendo il povero diavolo ad abbandonare per un po’ la casa. Una volta smaltita la frustrazione, elaborato l’inaspettato voltafaccia materno, il gatto può tornare alla convivenza famigliare.

La vita felina offre un modello comportamentale che a noi umani non è per nulla estraneo: tutti, prima o dopo, patiscono l’insorgere di una profonda insofferenza verso il focolare domestico. Ma i più, prima o dopo, tornano a casa – magari soltanto per qualche giorno – e si concedono così la possibilità di prendere coscienza del proprio ruolo nel mondo, affrontando le nostalgie ingannevoli e i rancori repressi legati alle fantasie della propria infanzia.

Francesco Lagi, drammaturgo e regista di Quasi Natale, indaga con intensa lucidità questo momento, radunando a casa Di Carace i tre fratelli che l’hanno abitata da bambini, richiamati dalla madre in fin di vita a un frettoloso e inaspettato rendez-vous. L’incontro tra Isidoro, Chiara e Michele (Francesco Colella, Anna Bellato, Leonardo Maddalena), è immediatamente faticoso, e lascia intravedere fin da subito le crepe emotive che la tripartizione affettiva del sentimento materno ha provocato in ciascun fratello: i tre sono stati amati e hanno ricambiato amore in modo diverso, sviluppando personalità nettamente differenti e difficilmente conciliabili.

Le mura silenziose della vecchia villa si accendono di risate, scherzi, battibecchi, moti di violenza fisica e verbale, che vengono discretamente osservati da una giovane donna con aspirazioni medianiche, introdotta nel quadretto famigliare quasi per caso. Imbarazzata, ma irrimediabilmente coinvolta nell’intimità fagocitante dei tre fratelli, Miriam (Silvia D’Amico) prende a poco a poco coscienza del suo reale potere, squisitamente umano: il calore della sua presenza scioglie le dolorose contratture in cui si annidano il rancore martire del primogenito, gli exploit psicotici di sua sorella e l’ostentato cinismo di Michele.

Gli attori interpretano limpidamente il delicato equilibrio relazionale dipinto da Lagi (complice senz’altro la longevità del sodalizio artistico: la compagnia Teatrodilina compirà a breve dieci anni) e danno corpo al ritmo vivace della narrazione, cadenzata dall’umorismo proprio del vocabolario fraterno: affettuoso, spietato, scurrile, surreale. Il pubblico ride e si commuove, e solo a spettacolo concluso riconosce il disegno della trama che la madre ha tessuto in absentia, per rimarginare appena in tempo le ferite del passato. Una pièce che – a dispetto del titolo – conferma come il potere confortante e suggestivo della parola sia adatto a tutte le stagioni, degno di ricoprire un ruolo da protagonista anche nel teatro contemporaneo. Una celebrazione laica del Natale, che ogni anno ci riporta in compagnia di quegli affetti e di quei ricordi da cui tendiamo ad affrancarci. Posto che Capodanno, per fortuna, lo passi con chi vuoi.

Chiara Mignemi

foto di Loris Zambelli

Quasi Natale
Scritto e diretto da Francesco Lagi
con Anna Bellato, Francesco Colella, Silvia D’Amico, Leonardo Maddalena
disegno suono Giuseppe D’Amato
scenografia Salvo Ingala
costumi Andrea Cavalletto
realizzazione scenica Alessandra Agresti
luci di Martin E. Palma
con il sostegno di Compagnia Licia Lanera

Visto al teatro PimOff_13/14 dicembre