Con L.S.D.P. porti un tuo lavoro a una rassegna di spettacoli di danza. Che effetto fa?
Da quando MilanOltre è iniziato ho cominciato a sentire un po’ di tensione: il mio non è un lavoro di danza, ma corteggia la danza in quanto grande disciplina di espressione. Del resto la danza l’ho sempre corteggiata: nel senso che mi è sempre piaciuto guardarla perché trovo mi restituisca molto per il mio lavoro di artista. L.S.D.P., acronimo di Le Sacre du printemps, però è un lavoro di analisi: parte dalla grande opera di Stravinskij e dalla coreografia di Nižinskij, ma poi diventa un’altra cosa. Non bisogna aspettarsi quella musica e quella partitura di movimenti, perché non ci saranno. Ci saranno però 23 danzatrici e danzatori di DanceHaus, con i quali ho lavorato nell’ultimo mese. L’idea per questo lavoro viene invece da più lontano: quasi tre anni fa ho realizzato una performance intitolata Senza titolo (molto vicino al cielo), che per prima mi ha fatto pensare alla possibilità di dedicare un intero lavoro al Sacre e che, in qualche modo, rappresentava una sorta di anticipazione di L.S.D.P..
Che tipo di lavoro hai fatto con i danzatori di DanceHaus?
Non essendo io un coreografo, abbiamo dovuto fare un lavoro di allineamento che è passato per lunghi momenti di scambio verbale, in cui io raccontavo loro ciò che avevo in mente. Dal punto di vista del movimento, infatti, li ho lasciati molto liberi: io ho mostrato loro alcuni video di feste di carnevali della Sardegna e, a partire da quelli, ho isolato i movimenti che preferivo; poi insieme abbiamo lavorato per dilatarli, rallentarli e riportarli nello spazio. Così è nato L.S.D.P., una grande festa in due capitoli, che sono il giorno e la notte. Far lavorare i danzatori a un metro di distanza non è stato semplice, perché ovviamente mi ha costretto a riadattare quanto avevo già pensato. Nonostante tutto, però, è rimasto un lavoro corale.
In L.S.D.P. ha un ruolo fondamentale la ricerca etnografica sui riti mediterranei: cosa ti ha portato a questa scelta
L’etnografia è un mio interesse da sempre. In questo caso, poi, ho sempre sentito La sagra di primavera molto vicina al mio modo di guardare il mondo: anche solo la divisione in capitoli creata da Stravinskij – con quei titoli: danze delle adolescenti, cerchi misteriosi delle adolescenti, o ancora azione rituale degli antenati… – mi restituisce l’idea di uno sguardo che si colloca molto vicino al rituale, a una sorta di sapere percepito come marginale. È una visione del mondo che condivido e che ho preso come punto di partenza. Un’altra cosa che è nata casualmente ma che mi è molto piaciuta è che l’acronimo del titolo di Stravinskij sembra il nome di una sostanza allucinogena – e di fatto Sagra di primavera non racconta qualcosa che accade in totale coscienza. Mi piaceva l’idea di collocare tutto il lavoro in una sorta di distorsione della realtà che permette di tenere insieme aspetti giocosi con aspetti drammatici.
Quanto c’è della Sardegna in questo lavoro?
Tantissimo, perché ho fatto molta ricerca proprio a partire dalla mia terra d’origine; poi sono conscio che certe pratiche, certe forme del rito sono costanti di cui, in realtà, si trovano echi in tutto il Mediterraneo, e che dunque non si tratta di un lavoro sulla sola Sardegna. Ciò detto, l’inizio della performance – che è un video – è estremamente radicato nella mia regione: il montaggio è abbastanza rapido e alterna due inquadrature. Inizialmente riprendo una fabbrica al cui interno viene costruito uno scettro: conterrà le viole mammole, i fiori che sbocciano a febbraio col primo sole, ed è lo scettro che nel carnevale di Oristano viene brandito dal “capocorsa” per benedire la folla e i cavalieri; a questo si alternano le riprese di un ragazzo e una ragazza alle prese con la tosatura delle pecore. Sono entrambi momenti di passaggio, rituali di primavera, occasioni di festa in cui gli animali fanno da tramite tra l’uomo e la natura. Mi sembravano un buon modo per dare inizio a questa mia Sagra!
Virginia Magnaghi
Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MILANoLTREview