Con Tus Ojos, lo spettacolo che ha chiuso il festival di danza contemporanea MilanOltre, è un focus sul personaggio, geniale e controverso, di Pablo Picasso.Uno spettacolo itinerante, che conduce il pubblico attraverso gli spazi meno conosciuti del teatro Elfo Puccini. Ne parliamo con la regista Susanna Beltrami.

Lo spettacolo nasce dall’incontro tra linguaggi molto diversi: quello verbale, la pittura e ovviamente la danza. Come mai questa commistione?

Il progetto vuole mettere in luce il rapporto tra i principali periodi artistici di Picasso e determinate situazioni della sua vita, dando particolare rilievo alla sua relazione con le donne. Questo legame è stato per lui molto forte, e le reciproche influenze vengono messe in luce nelle coreografie, che narrano lo sviluppo drammatico della vita artistica e della vita privata del pittore.

L’immagine che ci viene restituita di Picasso è profondamente tormentata e distruttiva, perché?

Mi sono ispirata al libro La mia vita con Picasso di Francoise Gilot, una delle sue amanti, un libro che il pittore non voleva nemmeno fosse pubblicato. Francoise Gilot afferma di essersi salvata scappando da lui, come è mostrato nell’ultima stanza dello spettacolo, quella del “non ritorno”. Non così fortunate furono altre amanti dell’artista: due  impazzirono, una si suicidò. Picasso era un amante possessivo, egotico, rilasciava su chi lo circondava un’aura talmente potente che nemmeno lui riusciva a controllare. Affermava che ogni donna e ogni amore lasciavano un segno netto nella sua arte, ma che per seguire quel segno era disposto a sacrificare tutto: sé stesso, la donna e l’amore. Un Minotauro estremamente potente e passionale, ma destinato a creare il vuoto intorno a sé proprio a causa di questa forza. Solo la Gilot riuscì a mantenersi lucida di fronte all’influenza creativa e distruttiva di questo genio e quindi a raccontare la sua esperienza con la stessa lucidità. È per questo che nello spettacolo ho voluto caratterizzarla nettamente rispetto a tutte le altre donne di Pablo, dandole voce e facendola interpretare a Ida Marinelli.

Un aspetto particolare dello spettacolo è la sua forma itinerante, che prevede che il pubblico si sposti in diversi luoghi del teatro. Quale idea è alla base di questa scelta?

L’intento è quello di dividere lo spettacolo in “stanze”, momenti precisi e delineati, ciascuno con un’atmosfera propria e una propria compiutezza estetica. Il fatto inoltre che sia lo spettatore a muoversi per raggiungere gli spazi della messinscena, serve a richiamare l’aura sacrale che aleggiava su Picasso, il genio all’opera, già tra i suoi contemporanei. Per raggiungerlo e comunicarci bisognava affrontare una lunga trafila, a cui dovevano sottostare anche i suoi figli. Lo spettatore è così consapevole di osservare anche gli aspetti più intimi e privati dell’artista e al tempo stesso è reso partecipe della sua grandezza: percorre appunto il labirinto del Minotauro.

A cura di Michele Spinicci 

Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView