Pirandello è Pirandello. E se la potenza di un testo come Questa sera si recita soggetto è ancora viva dopo quasi novant’anni, lo si deve alla straordinaria visionarietà dell’autore siciliano, che riuscì a distillare in drammaturgia una piccola enciclopedia di tutto ciò che il teatro è e può essere. La vicenda del dispotico regista Hinkfuss e della messa in scena della commedia basata sulla novella di Pirandello Leonora, addio! riassume ed esaurisce quasi tutte le dinamiche che ancora oggi agitano i palcoscenici: contrasti artistici tra attori e regista, grande narrazione o tensione verso nuove modalità espressive, relazioni personali, slittamenti dalla scena alla platea e viceversa, persino note tecniche a margine di un mestiere, quello del teatro, ancora sconosciuto a molti. Marco Bernandi, alla regia della nuova produzione dello Stabile di Bolzano, sceglie di rendere omaggio a questo caposaldo della letteratura teatrale mettendo in scena uno spettacolo filologicamente rispettoso. I costumi, la scenografia, la recitazione dei bravi interpreti, persino la locandina tradiscono una precisa volontà di abbracciare l’epoca che ha generato la drammaturgia. Un certo tentativo di innovazione nelle scenografie, con la presenza di americane a vista e luci a led in alcuni passaggi, non basta a cancellare l’impressione di assistere a un puntuale riallestimento di quello che potevano essere le messe in scena tra gli anni Trenta e Quaranta dello scorso secolo. La splendida modernità del testo pirandelliano risulta piuttosto depotenziata a livello di scrittura scenica, dove si preferisce restituire uno spaccato storico privo di attualizzazione. Tutto lo spettacolo sembra infatti finalizzato a un godimento estetico (indubbiamente presente), incentrato da una parte sul fascino del ‘teatro di un tempo’, dall’altra a valorizzare il testo e le parole che diventano le grandi protagoniste della scena.
Ma se Pirandello riesce ancora ad affascinare, anche nel pieno rispetto delle convenzioni e della storia, chissà cosa sarebbe potuto accadere maneggiando la materia in modo diverso! Come nell’opera lirica (una delle forme d’arte occidentali più codificata e rigida) c’è la possibilità di utilizzare la partitura tradizionale come struttura su cui edificare cattedrali di senso ulteriore, allo stesso modo anche in prosa la scelta rimane tra la strada filologica e quella di nuove chiavi interpretative. Certo, nel secondo caso, ci si trova di fronte a rischi maggiori, ma non è forse inscritta in un classico teatrale così complesso e audace, la possibilità di una nuova sfida?
Chiara Marsilli
Visto a Bolzano_il 9 novembre 2017
di Luigi Pirandello
regia Marco Bernardi
con Patrizia Milani, Carlo Simoni
e con (in ordine alfabetico) Emanuele Cerra, Karoline Comarella, Corrado d’Elia, Alessio Dalla Costa, Andrea Deanesi, Stefano Detassis, Sabrina Fraternali, Jacopo Giacomoni, Paolo Grossi, Sebastiano Kiniger, Alessandra Limetti, Marta Marchi, Max Meraner, Antonella Miglioretto, Giampiero Rappa, Giovanna Rossi, Irene Villa, Riccardo Zini