Nome e cognome
Riccardo Olivier.

Cosa ti rende indispensabile per Fattoria Vittadini?
Rompo le palle.

Chi è il tuo maestro?
Ne devo dire assolutamente quattro.
Maria Consagra mi ha trasmesso la voglia di leggere le cose e di dare dignità a ogni azione scenica.
Enzo Cosimi mi ha dato esperienza e professionalità; avere a che fare con un artista del genere è stato come tuffarsi in un pozzo oscuro e magico.
Sarah Parolin mi ha insegnato ad avere visioni, a credere nei progetti e a strutturare la speranza.
Il paesaggio mi ha insegnato la pace e la tranquillità nell’attendere che le cose succedano.

Quale lavoro di Fattoria Vittadini ti rappresenta di più?
My True Self, lo dice anche il titolo: ci fotografa molto bene, sia ciascuno di noi individualmente, sia noi come insieme.

Cosa fai prima di salire sul palco?
Di solito scaldo i piedi, è una cosa che per me è molto importante fare.

Cosa c’è in casa tua che ricorda la danza?
Molti biglietti di spettacoli appesi alle pareti.

I primi 10 anni di Fattoria Vittadini… in 10 parole.
Sangue, cattiveria, rabbia, frustrazione, visione, sogno, cura, utopia, collettivo, lavoro.

a cura di Miriam Gaudio