Un faro illumina un pulpito al centro del palco; su di esso una donna accovacciata. Un velo di pizzo bianco le cela il capo e rantola piccoli lamenti sotto voce, contorcendo il velo tra le mani. All’improvviso un urlo: «Me lo hai dato morto!», prima che il silenzio – e con esso il buio – riprenda posto in sala. Frutto del lavoro di Benedetta Parisi e Alice Sinigaglia, Funerale all’italiana è uno spettacolo semplice e irriverente, che utilizza lo stratagemma del funerale della nonna dell’attrice per innescare un dialogo impossibile tra generazioni: da un lato gli anziani, forti dei propri valori, dall’altro i giovani e un futuro incerto da costruire. Il pubblico è accolto nella piccola sala di Mare Culturale Urbano da una Benedetta Parisi sorridente e trepidante di iniziare a “giocare alla messa”. I ricordi d’infanzia – alternati a qualche ostia spezzata da un foglio di carta – prendono vita davanti allo spettatore. Il corpo dell’interprete si trasforma così in un vero e proprio veicolo di memorie: voci, posture e acciacchi di ogni età reclamano uno spazio fisico. I ricordi di Benedetta prendono corpo davanti agli spettatori, che osservano l’attrice trasformarsi prima nella bambina spensierata, poi nella madre piangente e infine nell’amata nonna venuta a mancare. Così il pubblico viene in contatto anche con il nonno di Benedetta: la schiena dell’attrice si curva, una mano si porta in avanti per reggersi al bastone, mentre l’altra si poggia sull’anca malconcia e in questo modo, pian piano, si trascina da una parte all’altra della scena. L’avo è un uomo distinto che nonostante gli acciacchi dell’età si è preso sempre cura della moglie, la sua «bella Venere di ottant’anni» con cui ha condiviso una vita intera, e che ora è venuta a mancare. Ecco dunque il funerale: l’anziana signora, la nonna di Benedetta, è posta nella bara con le mani giunte sul petto; la figlia, madre dell’attrice, sta in disparte mentre i suoi cari attendono che un prete si presenti a celebrare la funzione. È questa l’occasione per Parisi di dipingere, con la prossemica tipica dei suoi familiari, un’altra vita fatta di tutte le vite che l’hanno attraversata. Così, l’adolescenza di quest’altra esistenza prende le sembianze di una Madre che – come le sue coetanee – sogna una casa piena di bambini, mentre l’anzianità si contraddistingue per i toni morbidi e delicati in aperto contrasto con una schiena curva e un’anca scricchiolante. Pare già nostalgia di un qualcosa che verrà e che, ad oggi, non ha ancora una forma ben precisa. Un futuro che sogna un amore improvviso ed eterno come quello di Marlene Dietrich e Gary Cooper sul grande schermo, oppure come quello dei nonni di Benedetta che ballano lentamente sulle note di Aggio perduto o’ suonno di Mina. Non c’è qui un presente che si prenda la responsabilità di unire queste due generazioni: al funerale manca un prete e così l’attrice inizia invano cercarne uno in sala. È lei stessa che, dopo essersi fatta coraggio, inizia a officiare il rito funebre, stratificato su due livelli: quello personale, che la porta a parlare direttamente dal pulpito, e quello teatrale, che si trasforma in un omaggio a uno dei più grandi autori teatrali del Novecento. Infatti, il dialogo di Filumena Marturano con la Madonna delle Rose muta forma: qui la divinità e i suoi intermediari non rispondono, sembrano non ricoprire più il ruolo attribuitogli in passato. «Chiù nun parl e chiù a gente te crere» (ossia «più non parli e più la gente ti crede») non è più l’affronto di una donna che cerca una risposta concreta nel momento del bisogno, ma è un grido disperato di una madre che, giunta la gravidanza tanto agognata, si trova a dover affrontare la morte della sua creatura. «Rimarremo morti molto più tempo di quanto siamo stati vivi» è la battuta con cui Benedetta Parisi apre lo spettacolo, gelando e al contempo provocando l’ilarità del pubblico in sala. Alla fine è il dolce nonno che ci congeda, lasciandoci a guardarlo, mentre si spengono le luci, ballare con sua moglie per un’ultima volta.

Marichiara Merola


in copertina: foto di Davide Aiello

FUNERALE ALL’ITALIANA
testo di Benedetta Parisi e Alice Sinigaglia
con Benedetta Parisi
voce off Michele Coiro
suono Fabio Clemente
luci Daniele Passeri
costumi si ringrazia Sandra Cardini
foto Andrea Macchia
regia Alice Sinigaglia
produzione SCARTI Centro di Produzione d’Innovazione e TPE Teatro Piemonte Europa

Contenuto scritto nell’ambito dell’osservatorio critico di FringeMI 2024