di Maria Tranoù
regia di Annig Raimondi (produzione PACTA Arsenale dei Teatri)
Nell’ambito di Tramedautore. XIV Festival Internazionale del Teatro d’Autore. Eurasia
Visto al Piccolo Teatro Grassi di Milano _18 settembre 2014

Li chiamano PIIGS. Sono Portogallo, Italia, Irlanda Grecia e Spagna, gli Stati d’Europa che oggi soffrono di più per la crisi. L’acronimo spregiativo la dice lunga sulla prospettiva di approccio, che non sottolinea la tragedia della disperazione, bensì la “colpa”: dopo anni di euforia e di scarsa oculatezza, ora è naturale vederli grufolare nel fango. A Barcellona si è avviato l’interessante progetto PIIGS per una riflessione comune su teatro e crisi, approdato a Milano per l’appuntamento di Tramedautore (Outis-Piccolo Teatro), con una prospettiva ampliata alle inquietudini delle Tigri asiatiche.

Abbiamo visto la lettura scenica di Roof (Il tetto) della giovane autrice greca Maria Tranoù, con Annig Raimondi nel doppio ruolo di attrice e regista. Il testo attraversa con naturalezza registri diversi (crudo realismo, surrealismo, simbolo, grottesco, atmosfera fiabesca, lirismo), in una struttura armonica dai ritmi serrati. Nulla è normale e scontato, fin dall’inizio, con l’apparizione di un gatto miagolante che l’intuizione della regista italiana ha trasformato in una presenza liminare: si tratta di un gatto-marionetta coloratissimo prestato dal meraviglioso pantheon dei fratelli Colla, abituato a calcare scene di altro genere, eppure perfettamente a suo agio in questa traversata. Personaggio inatteso e fiabesco, sarà lui a introdurci nel magico mondo simbolico di Roof. Le tracce di grecità balzano subito in primo piano: il gatto si chiama Iasonas, cioè Giasone, l’eroe argonauta partito alla ricerca del vello d’oro e marito di Medea.

La famiglia (padre, madre e due figli) si accorge con sgomento che Iasonas se n’è andato. Ma il suo nome diventa vettore simbolico. Giasone, ci ha detto l’autrice durante una chiacchierata-intervista, nel mito è colui che agisce quando sa che è il momento giusto, sfruttando il giusto timing: così seduce Medea quando lei lo può aiutare a superare prove durissime e poi la abbandona per sposare Glauce, la figlia del re di Corinto, perché più “utile” alla sua carriera. Allo stesso modo, il gatto Iasonas se ne va al tempo giusto, quando giudica impossibile vivere presso creature umane che hanno perso ogni senso di umanità.

Infatti l’atmosfera in questa famiglia piccolo-borghese è asfittica: i rapporti sono tesi e inaspriti dalle difficili condizioni economiche. Anche la casa si sgretola e si fa nemica, rumori assordanti vengono dalle tubature, si teme un’invasione dei vicini, che spiano dappertutto con occhi minacciosi.
C’è poi un altro personaggio, ombra minacciosa di cui sentiamo solo la voce melliflua, da dietro un telo. È il Fornitore, cioè colui che garantisce un servizio e sa che cosa è meglio per ognuno, ma qui assume quasi il ruolo simbolico di un Grande Fratello che tutto osserva e tutto regola, e soprattutto esige dalla famiglia schiacciata dai debiti il pagamento di un’estrema degradazione sessuale. Questa casa che va in pezzi diviene pertanto immagine della Grecia stessa, umiliata dalle logiche spietate dell’austerity imposte dalla troika.

“In questi ultimi anni”, dice Maria Tranoù, “intorno a me ho visto emergere la forza della donna, la vera eroina di questa crisi: è lei che possiede la forza naturale e fecondatrice, si sacrifica e lotta, mantiene viva la speranza”. Così avviene anche sulla scena, dominata dalla Madre (la bravissima Annig Raimondi), mentre l’uomo, senza lavoro e senza più un ruolo, smarrisce la dignità, grida “non so-non posso”, completamente disorientato.
La famiglia però si ribella e, in una soluzione imprevista e surreale, tutti cominciano a guardare il mondo da un’altra prospettiva, riscoprendo la bellezza di stare insieme. La solidarietà è la forza per continuare ad andare avanti: ecco che allora il gatto Iasonas può tornare a casa, perché la famiglia ha ritrovato la sua umanità. Il potere (di cui il Fornitore è simbolo), l’omologazione, la crisi, ci rendono bestie; lo scatto di dignità sta nel riscoprirsi umani e fratelli. PIIGS di tutto il mondo unitevi: gli artigli della crisi forse saranno meno pungenti.

Gilda Tentorio