di Marina F.A. Martelli
Il legame tra teatro e politica nell’Atene del quinto secolo a.C. viene indagato alla luce della storia. Si propone una rilettura dei Persiani, analizzando il rapporto tra Eschilo e Temistocle sulla base delle altre testimonianze storiche e letterarie rimaste. Secondo l’interpretazione tradizionale, la descrizione della vittoria di Salamina rifletterebbe una presa di posizione da parte di Eschilo verso Temistocle. Il problema non può prescindere dalla complessa questione sulla data dell’ostracismo di Temistocle. Nei Persiani di Eschilo, all’episodio di Salamina si affianca Psittalia. Un episodio apparentemente secondario delle guerre persiane assume un rilievo particolare. Eschilo vuole esaltare Aristide diminuendo la gloria di Temistocle? Si corre il rischio di ridurre la storia a binomi, con la tradizionale opposizione di Aristide a Temistocle, di Cimone a Pericle. Piuttosto, Salamina e Psittalia, per mare e per terra, si possono pensare in un’altra prospettiva. Al di là della simpatia di Eschilo per Temistocle o per Aristide, nei Persiani si celebra la concordia nell’Atene democratica: Salamina e Psittalia consacrano la libertà della Grecia. Ad una lettura storica di due passi tragici si unisce una lettura tragica di un avvenimento storico: l’episodio di Psittalia nella tragedia di Eschilo richiama la dinamica di Sfacteria, descritta da Tucidide e Diodoro, riassunta in uno scolio ad Aristofane. Là tutto andò a rovescio, con lo stesso stravolgimento delle intenzioni proprio della tragedia, e, in particolare, dell’episodio di Psittalia. Nell’esposizione dei fatti, Tucidide prende in prestito dalla tragedia categorie interpretative, come l’ironia tragica di fronte alle false aspettative. La sproporzione tra attese e realtà è tanto più tragica: le azioni si fondano su una confidenza illusoria, e i vantaggi si devono innanzitutto alle circostanze. Sempre sotteso è pure il concetto tragico secondo cui dalla prosperità alla rovina il passo è breve, se si trascende la misura: è un monito alla clemenza, perché tutti gli uomini sperimentano l’alternarsi della fortuna. Il caso diventa un principio nell’interpretazione dei fatti storici.