12-21 Luglio 2013

La sorpresa di Santarcangelo 2013 parla lettone. Si chiama Valter Silis, è nato nel 1985 ed è uno dei più promettenti registi della sua generazione. Il suo Legionari – in scena nel secondo e ultimo week end santarcangiolese – è un interessante esempio di drammaturgia politica contemporanea: il testo riflette su un poco noto episodio della seconda guerra mondiale, quando 167 soldati baltici furono estradati dalla Svezia e inviati in Unione Sovietica per essere giudicati sui rapporti con l’esercito nazista. A stupire sono la bravura e la freschezza dei due interpreti e l’efficacia del codice scelto: le complesse circostanze storico-politiche sono affrontate (come mette in luce il sottotitolo “Discussione con combattimento”) come un dibattito a cui è chiamato a intervenire anche il pubblico. I due attori si scambiano i ruoli con disinvoltura, diventano membri del parlamento svedese e poi rappresentanti dell’Unione Sovietica, passando agilmente dall’inglese al lettone, da frammenti di un tedesco che dichiarano di non saper parlare fino a generosi monologhi in italiano. È una drammaturgia efficace e leggera quella di Legionari, nonostante l’importanza e la corposità del tema scelto; e viene da pensare quanto raramente in Italia uno spettacolo dal forte impegno politico si coniughi con così felici soluzioni stilistiche. Arriva immediato e spontaneo il riscontro del pubblico, che partecipa alla discussione nonostante la tarda ora (la conclusione arriva dopo l’una di notte) metta a rischio la lucidità della votazione finale.

Tra le proposte più apprezzate dal pubblico nel secondo fine settimana di festival merita menzione il singolare progetto di Strasse: il gruppo, nato a Milano nel 2006, approda a Santarcangelo con King, un’indagine sul rapporto tra corpo e paesaggio coprodotta dal festival stesso e da Inequilibrio/Armunia di Castiglioncello. “Accampamento”, una delle tappe di King, registra la creazione di un luogo di residenza transitorio, creato con materiali di recupero reperiti sul territorio. Undici performer – arrivati a Santarcangelo dopo diciassette giorni di cammino da Castiglioncello – offrono agli spettatori la visione di alcune azioni, in bilico tra astratto e quotidiano. Centro di interesse del lavoro è l’uso dello spazio in larghissima prospettiva: il pubblico osserva gli attori dapprima dall’alto, in campo lungo, per poi essere accolto all’interno dell’accampamento, in una condivisione ravvicinata di cibo e intimità.

E se Strasse offre una suggestiva indagine sull’uso dello spazio, Alessandro Sciarroni prosegue la ricerca sul tempo: con Untitled il coreografo presenta il secondo capitolo del progetto Will you still love me tomorrow?, già iniziato con Folk-s. Quattro performer, sul palco, mostrano esercizi di giocoleria di crescente difficoltà; eppure lo spettatore vede davanti a sè qualcosa di molto diverso da un’esibizione di talento. La calma concentrazione dei giocolieri, il percepibile ascolto reciproco, l’intensa presenza sul palco danno piuttosto l’impressione di una pratica zen, di un training dalla disciplina ferrea al qualche il pubblico è indirettamente chiamato a partecipare. A contribuire all’atmosfera intenta e sospesa di Untitled sono le musiche ipnotiche di Pablo Esbert Lilienfeld, composte ad hoc per lo spettacolo e eseguite in costante ascolto degli interpreti.

Tra le numerose proposte del festival che vanno nella direzione di una partecipazione attiva dello spettatore (non tutte indimenticabili) si distingue Art you lost?, un progetto creato da lacasadargilla, Muta Imago, Santasangre e Matteo Angius. Il pubblico ha partecipato alla creazione di una grande installazione prevista per la prossima edizione del festival: ognuno è stato sollecitato a lasciare oggetti e tracce legate alla propria biografia durante un coinvolgente e solitario percorso attraverso la scuola elementare “Pascucci”. Tra bigliettini, SMS e telefonate, lo spettatore si trova a riflettere sulla deperibilità delle tracce che lascia ogni giorno, e a pensare ai suoi segni come a un filo di Arianna per un fruitore di domani. Del risultato finale dell’installazione qualcosa si immagina ma la curiosità resta: un buon motivo per tornare a scoprire che fine hanno fatto le nostre parole, durante Santarcangelo 14.

Maddalena Giovannelli