Che cos’è un palcoscenico? Mah, vedi? Un luogo dove si giuoca a far sul serio.
Su un piedistallo di due metri troneggia l’eclettico e talentuoso PierGiuseppe Di Tanno. Maglietta bianca, gorgiera viola, leggins neri di latex, unghie colorate. E una maschera. Una maschera che sembra uscire direttamente dalle pagine di Pirandello: di quelle “espressamente costruite d’una materia che per il sudore non s’afflosci […]: lavorate e tagliate in modo che lascino liberi gli occhi, le narici e la bocca”.
È questa la prima immagine di Sei. E dunque perché si fa meraviglia di noi?, nuova fatica che Roberto Latini trae dai Sei personaggi in cerca d’autore e presenta a Inequilibrio 2018. Dopo Il teatro comico, infatti, Fortebraccio Teatro continua la sua indagine sulla “coscienza teatrale”, questa volta esplorando l’eredità del padre novecentesco del “teatro nel teatro”. E trattandosi di Latini, sempre poco avvezzo a forme sclerotizzate, lo spettacolo non poteva che iniziare in medias res, con quella battuta del Padre che è allo stesso tempo titolo al lavoro ma che è anche chiave d’accesso all’intera operazione. E mentre iniziano a scorrere parole e brani di Pirandello, che Di Tanno interpreta con grande abilità, ci si accorge che su quel piedistallo messo lì, come un palco sul palco, si consuma in realtà una lotta feroce tra attore e personaggio. Anzi, meglio sarebbe dire “personaggi”, tutti chiusi, stipati, in un unico interprete, che è allo stesso tempo tela e pennello della sua opera d’arte. E se in principio sono loro che sembrano avere il sopravvento, forti dell’urgenza di essere rappresentati e della loro vita immutabile, più vera della vita stessa, ecco che, subito dopo lo struggente monologo della Figliastra sulla morte accidentale della sorellina, il volto di Di Tanno fa capolino dietro la maschera.
È una piccola ma determinante pausa dall’illusione scenica, che l’attore si concederà altre cinque volte in corso d’opera: un breve intervallo che sembra sottolineare quanto il dolore del racconto sia troppo intenso e l’immedesimazione troppo vera per non fermarsi. In questi pochi secondi lo sguardo di Di Tanno attraversa, penetrante, la platea giusto il tempo per instaurare col pubblico un guizzo di empatia, mentre il fondalino alle sue spalle diventa un grande asciugamano per tergersi il sudore. Solo pochi secondi e poi via, avanti con la recita! Sono proprio queste piccole interruzioni a reificare il paradosso pirandelliano: la vita dei personaggi non può essere rappresentata su un palco, perché non sarebbe vera. Eppure proprio lì, davanti allo spettatore, un attore strizza il vero sudore dalla sua maglietta, lasciando bagnata una parte di palco e sorpreso il pubblico.
Ma lo spettacolo di Latini non si ferma qui, e si colora delle luci di Max Mugnai e delle sonorità di Gianluca Misiti, per virare in un limbo ancor più allusivo e surreale, che riverbera le atmosfere di Amleto + Die Fortinbrasmaschine. È così che il piedistallo, ribaltandosi, si trasforma in una vasca da bagno e, quasi senza soluzione di continuità l’annegamento della figlia più piccola rievoca la morte d’Ofelia. A commentarlo è Di Tanno stesso che, rigorosamente in inglese, dà voce ai due becchini-clown della prima scena del v atto della tragedia shakespeariana, in un cortocircuito comico che allevia il sapore amaro della morte. Sembra solo una piccola deviazione, il testo rientra nella carreggiata dei Sei, ma non c’è da fidarsi! Non appena lo spettatore crede di aver afferrato infatti di nuovo la mano di Pirandello, che gli era scivolata via nel fiume insieme a Ofelia, ecco che è di nuovo l’acqua a portarsela via: la vasca si riempie di schiuma, e, da luogo di suicidio, si tramuta in ambiente lascivo inondato di luce verde, in un clima di vischiosa spensieratezza.
Dagli spettacoli di Latini, del resto, si esce spesso come da una palude: con la sensazione di aver attraversato acque torbide, dense di senso: le parole e le frasi come fango che non si stacca dai vestiti e la netta impressione di aver perso qualcosa per strada. Forse ciò che è andato smarrito è proprio l’autore, di cui non c’è più traccia. Resta per fortuna l’attore, più vero che mai, che rimane lì, insieme a noi, a interrogarsi, a mettere insieme i pezzi, in una parola, a giocare a far sul serio.
Vanja Vasiljević
Sei. E dunque, perché si fa meraviglia di noi?
da Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello
drammaturgia e regia Roberto Latini
musica e suono GianlucaMisiti
luci e direzione tecnica Max Mugnai
assistente alla regia Alessandro Porcu
con PierGiuseppe Di Tanno
produzione Fortebraccio Teatro
con il sostegno di Armunia Festival Costa degli Etruschi
con il contributo di MiBACT, Regione Emilia-Romagna
Visto a Castiglioncello nell’ambito di Inequilibrio Festival_5-6 luglio 2018