Franco Battiato in concerto
visto il 13 settembre a Villa Clerici, Milano
Non sembra neanche Milano quella che si svela dietro le colonne del teatro greco di Villa Clerici, quartiere Niguarda, dove la città già si sfilaccia verso nord. Intorno, un enorme e profumato giardino all’italiana, che sa ancora d’estate in una sera di plenilunio chiarissima. Silenzio diffuso, ordine e complicità tra gli spettatori che attendono il maestro Franco Battiato.
Si apre così Settembre a Villa Clerici, un nuovo festival di musica, opera e poesia nato per valorizzare la residenza fatta costruire agli inizi del XVIII secolo dal ricco commerciante di seta Giorgio Clerici. Un gioiello del capoluogo lombardo che accoglie, come primo appuntamento, un gioiello della musica italiana: la poesia in note del cantautore siciliano, 66 anni e l’eleganza dell’intelligenza cucita addosso, senza mai una sbavatura. Ad aprire è Up! Patriots to arms, l’indignatevi in formato Battiato, che fa il paio con l’elegia Povera patria, e sono applausi a scena aperta. All’uomo, alla sua opera, alla sua coerenza. «Adesso arriva una canzone terribile», dice il maestro, prima che attacchi il piano di Inneres auge, brano del 2009 che alla seconda strofa fa: «Uno dice: che male c’è a organizzare feste private con delle belle ragazze per allietare primari e servitori dello stato? Non ci siamo capiti e perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti?».
Da lì in poi è tutto in discesa, in una carrellata di brani che spazia negli oltre trent’anni della feconda stagione creativa di Battiato, che dedica il sempre commovente La cura alla «mia amica Marta Marzotto», presente nelle prime file. E se una volta una conduttrice televisiva scambiò i campi del Tennessee con dei campi da tennis, ci fu un critico che si sentì di precisare che Battiato non poteva aver conosciuto il ballerino russo Nižinskij, vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, quello citato nella iper letteraria e ammalliante Prospettiva Nevskij. «E meno male!», precisa il cantautore. «Altrimenti stasera non potrei essere qui a cantare! E comunque, quando la vidi, la strada di San Pietroburgo mi sembrò uguale a corso Buenos Aires».
Brividi di gioia e tristezza per i violini di J’entend siffler le train e La canzone dei vecchi amanti. L’atmosfera sembra cucita addosso al luogo, e le coppie si abbracciano, alcuni stanno in silenzi ricolmi, altri applaudono, ma piano. Magia pura. Segue una pacifica invasione a bordo palco sulle note di Voglio vederti danzare, Paloma, Centro di gravità permanente. Battiato suona quasi due ore, fedele a se stesso, alla sua immagine di artista e uomo dal pensiero e dall’anima complessi, che da anni incanta facendo qualcosa di molto semplice: provare a interpretare il mondo in cui vive.
La rassegna prosegue tra teatro e poesia. Giovedì 15 settembre la serata è dedicata a un genere spesso dimenticato ma ancora ricco di fascino e con un pubblico attento: l’operetta. In scena una selezione della migliori arie delle operette più celebri, da Cin Cin La a La vedova allegra. Domenica 18, serata tutta in poesia con un omaggio ad Alda Merini nel recital con un ospite d’eccezione, Alessio Boni. Domenica 25, dalle 16 alle 23, saranno ancora i versi ad animare il grande parco della villa, con un concorso la cui giuria è presieduta dal poeta milanese Maurizio Cucchi. Alla sera, chiude il musical in versi Io e la poesia. Sul palco anche Roberto Brivio, ex Gufo, direttore della rassegna. Arrivederci al 2012.
Francesca Gambarini